Aborto chimico senza ricovero, Savino: «No alla pena di morte»

Mons. Francesco Savino
Mons. Francesco Savino

Desta scalpore la decisione presa dal ministro della salute Roberto Speranza circa l’utilizzo della pillola abortiva Ru486 senza ricovero.

Nei giorni scorsi, infatti, sono stati aggiornati, dopo dieci anni, le linee guida che prevedono l’interruzione volontaria di gravidanza con questo metodo, in day hospital e fino alla nona settimana.

La decisione sarebbe arrivata previo ricorso al parere del Consiglio superiore di sanità, dopo anni durante cui il metodo previsto in Italia disponeva che l’intera procedura avvenisse in regime di ricovero. Risalgono al 2010 le prime linee guida, ossia quando il mifepristone (Ru486) fu registrato in Italia: erano previsti tre giorni di ricovero e un limite massimo di applicazione fino alle 7 settimane di gestazione.Nonostante questo, alcune regioni hanno superato le regole, rendendo la pratica sempre più ambulatoriale, nonostante il Consiglio superiore di Sanità si fosse pronunciato negli anni sempre a favore del ricovero ospedaliero.

A smuovere le acque adesso, e a portate alla nuova delibera, è stato il caso della regione Umbria che a giugno ha approvato il provvedimento della giunta leghista secondo cui si prevede lo stop dell’aborto farmacologico in day hospital, revocando così una delibera regionale del 2019.L’uniformità territoriale è prevista oggi dal nuovo provvedimento del ministro Speranza, che tutto fa tranne che sopire le proteste.

A volersi pronunciare in merito alla questione, anche il vescovo di Cassano, monsignor Francesco Savino, il quale parla di una vera e propria «decomposizione della società civile in nome di diritti che nascondono una concezione volontaristica della persona umana e dalla società sempre più individualistica ed egoistica in cui prevale la “dittatura” dell’utilitarismo tecno-scientifico: quasi una “neo religione”, a cui vengono sacrificati in nome di un desiderio narcisistico diritti inalienabili».Monsignor Savino richiama le parole di papa Francesco circa il considerare una società davvero civile quella sviluppatesi su «anticorpi contro la cultura dello scarto, che riconosce il valore intangibile della vita umana». Secondo il pensiero di monsignor Savino, la pillola Ru486 risponde ad una logica «efficientista-utilitarista, che induce lo Stato a risparmiare sui costi assistenziali, agevolando percorsi di completa solitudine delle donne di fronte ad una gravidanza difficile o inattesa». Il suo auspicio, per questo, è che le donne non vengano lasciate sole e che si avviano percorsi di accompagnamento verso la consapevole maturazione di una scelta che segna inevitabilmente la sua esistenza: «Tutto ciò richiederebbe il potenziamento del sistema dei consultori e che fosse garantita l’assistenza medico-psicologica come diritto fondamentale. Ribadisco la mia scelta per la vita – conclude Francesco Savino – per questo ribadisco anche il mio no alla pena di morte, alla guerra e ad ogni forma di oppressione e indifferenza verso gli innocenti» (fonte Avveniredicalabria.it)