«Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme».
La pandemia che scuote le nostre vite, che costringe a rinunce e sacrifici, che in Calabria torna a farsi sentire asfissiante per le limitazioni imposte anche alla libertà ed in parte ai sogni ed alle speranze, induce ad interrogarsi sulla necessità di un cambio di passo in cui l’individualismo dia la precedenza al senso della comunità, come osserva papa Francesco nella sua recente enciclica, Fratelli tutti: «Una tragedia globale ha suscitato la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti», sono parole che proprio in questi giorni, in misura maggiore proprio per noi calabresi, dovrebbero valere da monito. Una riflessione che è un invito a costruire un mondo migliore, basato su una politica ed un’economia più umane, che non guardino soltanto al potere e al profitto, ma cerchino di trovare l’interesse nel prossimo, che ha bisogno di essere tutelato e protetto.
L’enciclica bergogliana è un manifesto per i nostri tempi, sia nei contenuti che richiama, sia in riferimento al metodo che propone. Sotto il primo aspetto, appare essenziale l’invito a spendersi per un futuro «modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana» e] «agire insieme e guarire dalla chiusura del consumismo», per superare «le ombre di un mondo chiuso» e «rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale che viva l’amicizia sociale» e per la crescita di società eque e senza frontiere. Quanto al metodo, altrettanto, rilevante appare l’appello a privilegiare il dialogo, che quando è «perseverante e coraggioso non fa notizia come gli scontri e i conflitti, eppure aiuta discretamente il mondo a vivere meglio, molto più di quanto possiamo rendercene conto». Se ne ricavano due punti fissi. Il primo: il mercato da solo non risolve tutto; il secondo: in coerenza con questa visione, diventa tangibile l’arroganza del mondo globale ma frammentato, che considera un delirio i progetti con grandi visioni e obiettivi di sviluppo per l’umanità.
L’enciclica lo spiega bene, l’emergenza sanitaria lo ricorda drammaticamente: se qualcuno pensa che i problemi del presente coincidano solo col far meglio ciò che si faceva prima, o che l’unico messaggio da cogliere sia quello teso al miglioramento di sistemi e regole già esistenti, allora costui sta semplicemente negando la realtà. Certo: sono indispensabili modelli economici dal volto finalmente umano, ma è più importante che questo processo inizi proprio dalla persona e nelle relazioni interpersonali. «Agisci in modo da trattare l’umanità nella tua come nella persona di ogni altro, sempre contemporaneamente come fine e mai soltanto come mezzo», scriveva Kant. Vale per tutti. Anche ora, qui: incarnare il Vangelo, farne il faro dell’azione quotidiana, trasformare in impegno la tensione al cambiamento. Per la Calabria è una speranza in più, per un avvenire, altro.