Cuori e mare: devoti pescatori di Cannitello onorano la Madonna di Porto Salvo
Da oltre due secoli a Cannitello di Villa San Giovanni, paesino marinaro che si affaccia sullo Stretto di Messina, la terza settimana di agosto, si tengono i festeggiamenti in onore della Santa protettrice del borgo costiero e cioè la Madonna di Porto Salvo.
I festeggiamenti sia civili che religiosi si protraggono per una settimana intera e dopo le processioni di rito via terra, la festa si preconclude con una spettacolare ed unica processione a mare. Il sabato che precede la chiusura della festa, l’effige della Madonna di Porto Salvo viene portata sulla barca del pesce spada e da lì una irripetibile processione marina lambisce tutta la costa del ridente paesello costiero. Chi si occupa di questa particolare operazione, sono i volontari che popolano la Chiesa ed i pescatori in particolare. I primi si adoperano per l’allestimento scenografico dell’imbarcazione, i secondi si occupano della parte tecnica dell’operazione di imbarco e di navigazione del natante. Questa festa rappresenta un grande momento di aggregazione e di raccoglimento, sono innumerevoli le persone che si avvicinano alla Chiesa in questa settimana di Fede. Sono le persone più disparate, provenienti anche dai paesi limitrofi.
Tutti hanno qualcosa per cui ringraziare la Vergine o una Grazia da chiedere. Quando osservo queste persone la mia banale ed erronea convinzione che la Fede e la Devozione, riguarda solo coloro che vanno in Chiesa ed ascoltano la Messa si sfata anche perché faccio memoria di un evento di unico a cui assistetti una ventina di anni fa. Due decenni fa, appunto, i giorni che precedettero il sabato previsto per la classica processione al mare, vennero funestati da eventi temporaleschi che si presentavano a tratti, intermittenti ed improvvisi. Il mare ovviamente non era dei migliori e quel sabato, dopo un’attenta valutazione dei fatti atmosferici ancora avversi, si decise di far partire la processione marina. Nel gergo marinaro c’era “mare lungo” e cioè una specie di risacca che lasciava in lungo ed in largo una notevole scia di sabbia lì dove qualche ora prima c’era il mare. Sistemate le paratie sulla sabbia, i pescatori si accinsero a spingere la grande imbarcazione verso il mare, ma l’enorme natante non ne voleva sapere di spostarsi di un millimetro. Gli uomini, allora, circondarono la grande barca in un enorme abbraccio.
Un numero incalcolabile di lupi di mare cinse la parte destra della barca e lo stesso numero la parte sinistra. Il vento come per un intervento divino si placò e la barca fu accompagnata letteralmente in acqua a bracciate. Allora, un qualsiasi evento atmosferico avverso o un errore materiale da parte di un solo uomo avrebbe significato l’adagiamento su un fianco dell’enorme natante e la morte certa per schiacciamento dei pescatori. L’operazione tenne tutti con il fiato sospeso e quando, io, mi avvicinai ai pescatori per chiedere loro perché avessero messo a rischio la loro vita, uno di loro fradicio fino al midollo, con una MS mezza spenta tra le labbra mi rispose: “Lo abbiamo fatto per la Madonna”. Lo avevano fatto per la Madonna e cioè avevano rischiato la loro vita per la Madonna; eppure, io, questi uomini li ho sempre visti trafficare con le barche e mai in Chiesa ad ascoltare la Messa. Questo significa che la Fede e la devozione non solo tocca i cuori di tutti ma è incommensurabile e misteriosa. Così come è incommensurabile e misteriosa la fede dei pescatori cannitellesi nei confronti del Divino a cui si affidano ogni mattina quando si apprestano a varare le barche.Lo stesso Divino a cui affidano le loro vite perché come dicono loro, ripetendo un antichissimo proverbio marinaro “U mari non avi taverna”.
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