“Le mafie negano il Vangelo, nonostante la religiosità sbandierata”. È quanto scrive Papa Francesco nella prefazione del libro del Vescovo di Catanzaro, Mons. Vincenzo Bertolone.
Mons. Bertolone ha scritto il libro dal titolo “Rosario Angelo Livatino. Dal ‘martirio a secco’ al martirio di sangue”, a cura di Vincenzo Bertolone, Morcelliana, con la presentazione di Papa Francesco.
L’attualità di Rosario Livatino
“L’attualità di Rosario Livatino è sorprendente, perché coglie i segni di quel che sarebbe emerso con maggiore evidenza nei decenni seguenti. Non soltanto in Italia, cioè la giustificazione dello sconfinamento del giudice in ambiti non propri, soprattutto nelle materie dei cosiddetti ‘nuovi diritti’. Con sentenze che sembrano preoccupate di esaudire desideri sempre nuovi, disancorati da ogni limite oggettivo”. A scriverlo è proprio Papa Francesco nella prefazione del libro.
“Egli pensava, fin da laureato in diritto, al modo migliore di svolgere il ruolo di giudice. Soffriva molto nelle pronunce penali nei confronti degli imputati, perché constatava come la libertà, male interpretata, avesse infranto la regola della giustizia”. Prosegue così Bergoglio nel volume del Vescovo di Catanzaro, Mons. Bertolone.
Le parole di Rosario Livatino ai mafiosi
“Quelle dette dal giudice Rosario Livatino ai suoi assassini – ‘ Picciotti, che cosa vi ho fatto?’ – scrive Papa Francesco -, erano parole che gridavano contro gli Erodi del nostro tempo, quelli che, non guardando in faccia all’innocenza, arruolano perfino gli adolescenti per farli diventare killer spietati in missione di morte. Grido di dolore e al tempo stesso di verità, che con la sua forza annienta gli esercizi mafiosi, svelando delle mafie in ogni forma, l’intrinseca negazione del Vangelo. A dispetto della secolare ostentazione di santini, di statue sacre, costrette ad inchini irriguardosi, di religiosità sbandierata, quanto negata”.