Citare a un calabrese il nome di San Francesco di Paola è come definire un assioma, un’ovvietà. Anche chi non è credente conosce il suo nome e la sua storia.
È infatti Il santo per antonomasia della Calabria, quello che raccoglie più devoti. Ogni anno viene venerato e ricordato con il battesimo di bimbi che portano il suo nome. Se in Italia tante persone che si chiamano Francesco festeggiano l’onomastico il giorno di San Francesco d’Assisi, in Calabria chi porta questo nome festeggia invece il 2 aprile.
La Città di Paola si trova nella provincia di Cosenza e ha un bellissimo e suggestivo santuario che è molto frequentato da tantissimi devoti. Anche il The Guardian ha dedicato a questa cittadina situata sul mar Tirreno un articolo in cui si parla anche del santo e della sua vita.
Il veganismo di San Francesco di Paola attraverso i suoi miracoli
Appena si entra nella Città di Paola si nota un monumento che non rappresenta il santo, ma bensì una trota. Chi conosce la storia di San Francesco (n.1416- m.1507) sa che questo animale è legato alla sua vita, ma in maniera particolare è il simbolo della sua vita votata al veganismo.
Chi è vegano ha una dieta che è ancora più ristretta dei vegetariani. Infatti, i vegani non solo non mangiano carne e pesce, ma qualunque cosa sia di origine animale: miele, uova, latte, e derivati.
La trota Antonella è la testimonianza non solo del miracolo avvenuto più di 500 anni fa, ma anche dell’amore e della pietà che San Francesco di Paola aveva verso gli animali dei quali appunto non si nutriva.
Sul monumento si legge: “Questa trota rievoca il famoso miracolo del Santo, che riportò in vita la trota Antonella, divorata e ridotta a lisca”.
Il santo aveva instaurato una sorta di “amicizia” con la trota. Egli spesso si recava nello specchio d’acqua del monastero in cui viveva il pesce per dare da mangiare. Un giorno, un monaco che era molto affamato uccise il pesce e lo divorò, lasciandone solo la lisca. San Francesco, impietosito, riportò in vita l’animale.
Questo non fu il solo miracolo per salvare gli animali.
Anche Martinello, che era un agnellino diventato un animale di compagnia, venne ucciso per la fame da alcuni operai. San Francesco lo riportò in vita nonostante fosse ormai un cumulo di ossa arrostite.
La regola del veganismo
Come è noto, il santo si nutriva solo di erbe selvatiche e frutta e anche chi viveva con lui seguiva una dieta vegana, salvo in caso di malattia.
Si trattava del “quarto voto di vita quaresimale” che si sommava alle regole di castità, povertà e obbedienza.
«Tutti i frati di quest’Ordine si asterranno completamente dai cibi di carne e nel regime quaresimale faranno frutti degni di penitenza sì da evitare del tutto le carni e quanto da esse proviene. Pertanto a tutti e a ciascuno di essi è assolutamente e incontestabilmente proibito di cibarsi, dentro e fuori convento, di carni, di grasso, di uova, di burro, di formaggio e di qualsiasi specie di latticini e di tutti i loro composti e derivati.»
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