Il settore della ristorazione in Italia continua a lottare per trovare personale, con un deficit di circa 140mila lavoratori tra camerieri, cuochi e baristi. La Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe Confcommercio) ha lanciato la seconda edizione del “Talent day” per cercare di far incontrare le imprese con i giovani candidati tramite scuole alberghiere e agenzie di somministrazione.
Il vicepresidente Fipe, Aldo Cursano, ha spiegato che il 13,8% delle imprese non assume per inadeguatezza dei curricula e il 30% delle imprese non riesce a trovare nemmeno i candidati idonei. La stima dei 140mila lavoratori mancanti riguarda solo il trimestre febbraio-aprile, nel quale la richiesta del comparto turistico è di circa 210mila persone. I più ricercati sono i camerieri di sala, i cuochi e gli aiuti cuochi, i banconieri di bar e di gelateria.
La pandemia ha rivoluzionato il modo di intendere il lavoro e le condizioni che i dipendenti sono oggi disposti ad accettare. Molti dipendenti hanno scelto ambizioni e settori ritenuti più sicuri come quelli della distribuzione della logistica, anche con paghe inferiori e orari più impegnativi, ma che garantivano il fine settimana libero. Tuttavia, il settore della ristorazione richiede il lavoro durante il fine settimana e le festività, il che potrebbe rappresentare uno svantaggio rispetto ad altri settori.
Lo scarto tra domanda e offerta nel mondo del lavoro è un meccanismo fisiologico, ma dopo la pandemia il fenomeno ha assunto dimensioni molto superiori. Sono due milioni i lavoratori stabilmente richiesti e quasi impossibile da trovare, a fronte di altri 2 milioni di disoccupati e altrettanti Neet, giovani che non studiano e non cercano lavoro. Questo quadro potrebbe essere aggravato dall’arrivo dei circa 235 miliardi di euro in arrivo per l’attuazione del Pnrr che richiederanno un impiego ancora maggiore di forza lavoro, specializzata e non.
Un recente studio pubblicato da Bankitalia ha mostrato come le risorse in arrivo dall’Europa possono essere messe in crisi dall’impossibilità di rispondere alla richiesta di ulteriori 375 mila lavoratori che si verranno a creare. Le ragioni principali sono la scarsità di profili adeguati con competenze analitiche e le tendenze demografiche in atto sulla popolazione attiva che vedrà l’Italia perdere entro il 2026 630 mila persone in meno in età di lavoro.
In questo scenario, è necessario che i datori di lavoro nel settore della ristorazione e del turismo in generale siano in grado di fornire condizioni di lavoro migliori e più allettanti per attirare e trattenere il personale qualificato. Allo stesso tempo, è importante che i giovani considerino seriamente le opportunità di lavoro in questo settore e acquisiscano le competenze necessarie