Cibo e turismo delle radici: Calabria in vetta con il 37%

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La Calabria trionfa nel turismo delle radici: il 37% dei discendenti di emigrati sceglie questa regione per riconnettersi con le proprie radici

La Calabria si conferma al primo posto tra le destinazioni più amate dai turisti delle radici, con una percentuale del 37%, secondo un’indagine statistica condotta nel 2023 da Crea, Università della Calabria e Rete Rurale Nazionale. Seguono Sicilia (16%), Lazio (14%), Campania e Veneto (13%), Marche (12%), Puglia, Toscana e Sardegna (10%), Emilia Romagna e Liguria (9%), Abruzzo (8%) e Basilicata (6%).

Il 2024 è stato proclamato “Anno delle radici italiane” nel contesto del Progetto PNRR “Il Turismo delle Radici”. Questo fenomeno riguarda i 60 milioni di emigranti italiani e i loro discendenti, di prima, seconda, terza o quarta generazione, che vivono all’estero, un numero che supera quello degli italiani residenti in patria. Tale risorsa rappresenta un’importante opportunità per il Paese.

Secondo l’Osservatorio Coldiretti, basato su dati Isnart e Banca d’Italia, sono circa 7,8 milioni i turisti stranieri di origine italiana che ogni anno visitano l’Italia per riconnettersi con le proprie radici. Questo flusso turistico genera una spesa annuale stimata intorno agli 8 miliardi di euro. Sebbene l’interesse primario riguardi le aree rurali interne, da cui è partita gran parte dell’emigrazione, i turisti spesso visitano anche le principali attrazioni turistiche del Paese.

Il cibo, elemento centrale dell’esperienza turistica, assume un ruolo ancora più rilevante per i turisti delle radici. L’emigrazione ha coinvolto principalmente aree agricole, e le tradizioni culinarie rappresentano un forte legame con la terra d’origine. Il 96% dei turisti delle radici apprezza la cucina locale, e l’80% acquista cibo o bevande durante il soggiorno.

Al ritorno dalla vacanza, il 43% di questi turisti continua a comprare prodotti agroalimentari italiani con maggiore frequenza e li consiglia a parenti e amici. Inoltre, un ulteriore 12% li acquista senza però promuoverli attivamente. I turisti delle radici si trasformano così in veri ambasciatori del Made in Italy all’estero, contribuendo a contrastare il fenomeno dell’italian sounding e sostenendo la candidatura della cucina italiana come patrimonio dell’Unesco.