Dalla fondazione del convento all’arte dolciaria: le origini dei mostaccioli di Soriano Calabro
I mostaccioli di Soriano Calabro, dolci intrisi di storia e tradizione, raccontano una storia che si intreccia con quella di questa piccola cittadina calabrese. Situata nella provincia di Vibo Valentia, Soriano Calabro vanta origini legate al Convento Domenicano fondato nel lontano 1510. La leggenda vuole che siano stati i Frati Domenicani ad avviare la produzione dei mostaccioli, ma il destino sembrava aver riservato alti e bassi a questa comunità religiosa.
Nel 1659, un violento terremoto devastò il Convento, riducendolo in rovina. Tuttavia, grazie all’instancabile impegno del Frate Bonaventura Presti, architetto, ingegnere e falegname di origini bolognesi, il Convento venne ricostruito e divenne uno dei più ricchi della sua ordine in Europa. Soriano Calabro si trasformò in un rinomato santuario e meta di pellegrini provenienti da ogni angolo dell’Italia meridionale.
Ma la sventura colpì nuovamente nel 1783, quando un altro terremoto distrusse completamente il Convento, lasciando dietro di sé imponenti rovine che oggi attraggono turisti e curiosi. Questo terremoto fu uno dei più potenti registrati nella storia sismologica italiana, con cinque scosse di notevole intensità, tra cui una di magnitudo 6.7 con epicentro proprio a Soriano Calabro.
La leggenda dei Mostaccioli di Soriano Calabro narra che l’arte dolciaria fu trasmessa dai Monaci Certosini di Serra San Bruno ai Frati Domenicani di Soriano Calabro. Si racconta che un Monaco di Serra San Bruno avrebbe segretamente portato la ricetta dei Mostaccioli dalla Certosa al Convento di Soriano Calabro, condividendola con i Frati Domenicani.
Sebbene si creda che questi dolci abbiano radici antiche, i Frati Domenicani locali contribuirono a diffondere l’arte pasticciera, insieme alla ricetta dei mostaccioli. Nel corso del tempo, questi dolci acquisirono aspetti magico-religiosi, rituali e propiziatori, diventando vere e proprie opere d’arte commestibili, scambiate o donate in occasioni rituali specifiche.
La ricetta tradizionale dei Mostaccioli di Soriano Calabro era originariamente custodita gelosamente e trasmessa oralmente dai maestri mastazzolari, i maestri pasticceri locali. Era preparata con farina, miele e mosto di vino, e modellata a mano per assumere forme antropomorfe, zoomorfe, ittiomorfe e fantastiche, come il gallo, il caprone, il pesce, il cavallo, l’uomo, la donna, il paniere, il cuore e persino la “S” rovesciata. I decori intagliati e l’aggiunta di piccoli pezzi di carta stagnola colorata conferivano ulteriori dettagli estetici.
Va notato che i mostaccioli sono diffusi in tutta l’Italia meridionale, ognuno con varianti e ricette uniche. La versione tradizionale dei Mostaccioli di Soriano Calabro era semplice, preparata con ingredienti naturali come miele, farina e mosto cotto.
Questi dolci non sono soltanto prodotti di pasticceria locale raffinata, ma rappresentano anche manufatti d’arte popolare con potenti messaggi culturali. Sono esposti in musei demologici calabresi come il Museo Calabrese di Etnografia e Folklore “Raffaele Corso” di Palmi e il Museo Civico di Rende nella sezione Folklorica “Raffaele Lombardi Satriani”.
I Mostaccioli di Soriano Calabro non sono solo prelibatezze da gustare ma portano con sé significati simbolici. Il cuore rappresenta l’amore, spesso regalato durante fidanzamenti e matrimoni, mentre il cavallo, il pesce, la capra e il gallo simboleggiano il legame dell’uomo con l’universo.
Questi dolci hanno radici antiche, richiamando antiche pratiche di offerta agli dei. Inoltre, alcune forme di pasta simili ai Mostaccioli erano offerte nel tempio di Hera Lacinia di Capo Colonna, uno dei santuari più importanti della Magna Graecia.
Oggi, i Mostaccioli di Soriano Calabro continuano a essere apprezzati e consumati in occasioni speciali come fiere, feste patronali e festività religiose, diffondendosi anche nei paesi limitrofi. Oltre al loro sapore delizioso, questi dolci portano con sé un ricco bagaglio storico e simbolico che continua a incantare e affascinare chiunque li scopra. Sono una testimonianza tangibile della ricca cultura gastronomica calabrese che attinge alle sue radici più profonde.