Il Riso di Sibari: Un simbolo di eccellenza gastronomica e tradizione calabrese
Il Riso di Sibari è un pregiato cereale coltivato nella suggestiva piana omonima, situata nel nord della Calabria jonica. Grazie alle sue caratteristiche organolettiche uniche, conferite dal particolare microclima e dal territorio di coltivazione, è considerato uno dei migliori risi italiani, tanto da essere stato definito da alcuni come il miglior riso d’Italia.
La produzione del Riso di Sibari si estende su una superficie di circa 600 ettari nella rinomata Piana di Sibari. Inizialmente, a partire dalla metà del XX secolo, la produzione era destinata ai produttori del nord Italia. Tuttavia, un cambio di tendenza si è verificato a partire dal 2006, quando gli stessi produttori calabresi hanno assunto il controllo dell’intera filiera produttiva, gestendo tutte le fasi, dalla semina alla vendita.
Le varietà principali di riso coltivate nella Piana di Sibari includono l’Arborio, il Carnaroli, il Gange, il Karnak, il Nerone e l’Originario. L’Arborio è una varietà a chicco lungo, semi tondo, caratterizzata da una forma leggermente squadrata, perlato e con un basso contenuto di amilosio. Il Carnaroli, invece, è una storica varietà italiana nota come la migliore per la preparazione dei risotti. Le sue grandi dimensioni e l’elevata percentuale di amilosio assicurano una bassa collosità e un’ottima tenuta durante la cottura. Il Gange è una varietà aromatica a chicco lungo, dalla forma slanciata, mentre il Karnak è simile al Carnaroli ed è particolarmente adatto per i risotti. Il Nerone si contraddistingue per il suo granello medio nero, aromatico e cristallino. Infine, l’Originario è una varietà di tipo japonica, caratterizzata da dimensioni ridotte, forma tondeggiante, scarsa tenuta alla cottura e una certa collosità.
La coltura del riso ha una lunga storia che risale a migliaia di anni. Già nel 13000 a.C., il riso selvatico rappresentava una fondamentale fonte di nutrimento per le popolazioni che abitavano le regioni che oggi includono Cina, penisola di Corea, Thailandia e Vietnam. Gli archeologi hanno rinvenuto reperti che testimoniano l’addomesticamento del riso intorno al 5000 a.C. in un’area compresa tra l’attuale Cina orientale e l’India nord-orientale. Nel corso del IV e III millennio a.C., la coltura del riso si estese fino alla valle dell’Indo.
Il primo incontro tra il riso e le popolazioni europee avvenne nel IV secolo a.C., durante la conquista dell’Asia da parte dell’esercito macedone di Alessandro Magno. Furono i macedoni Teofrasto e Aristobolo a descrivere per la prima volta la coltura del riso. Aristobolo riferì che il riso veniva coltivato nella Battriana, l’odierno Afghanistan, e nelle terre del basso corso dei fiumi Tigri ed Eufrate. Successivamente, nel IX secolo, gli Arabi introdussero la coltivazione del riso in Calabria, insieme ad altre colture come il gelso bianco, il cotone, gli agrumi, la canna da zucchero e la melanzana.
Verso la fine del XVII secolo, la coltura del riso era ampiamente diffusa nelle pianure del Po, in Toscana e in alcune aree della Calabria e della Sicilia. Oggi, grazie all’impegno dei produttori calabresi e alle eccellenti condizioni ambientali offerte dalla Piana di Sibari, il Riso di Sibari si afferma come un’autentica eccellenza culinaria, un tesoro della tradizione gastronomica calabrese e un’opzione di qualità per gli amanti della buona cucina.