Il rito del maiale: tradizione e genuinità della Calabria

frittole di maiale
frittole di maiale

L’uccisione del maiale in Calabria come festa di famiglia e convivialità, tra goliardia, sapori millenari e l’eccellenza del vino

In Calabria, le tradizioni millenarie continuano a essere celebrate con passione e devozione, e tra queste spicca quella dell’uccisione del maiale. Un rito che affonda le radici in tempi antichissimi e che oggi, fortunatamente, è ancora mantenuto vivo grazie a due autentici custodi della tradizione: Angiluzzu Granu di Cuturella di Cropani e Gennaro Borelli di Sena di Sellia Marina. Questi due uomini, insieme alle loro famiglie, sono i protagonisti di un rituale che è diventato simbolo di una cultura rurale genuina e di una convivialità che, purtroppo, si sta perdendo con il passare del tempo.

L’uccisione del maiale, “u purcu”, non è solo un momento di sacrificio, ma una vera e propria festa che coinvolge tutta la famiglia, amici e conoscenti. Come raccontato dagli stessi protagonisti, il rito non si limita a un semplice atto di cucina, ma è una celebrazione della vita, un momento di aggregazione che richiama un senso di appartenenza a una tradizione antica. Nel Catanzarese, in località Cuturella di Cropani, come a Sena o a Zagarise, l’atmosfera è familiare e accogliente, con tavole imbandite di piatti tipici, come le salsicce fatte in casa, le “frittule”, i capocolli e il dolce “sangunazzu”, preparati secondo le antiche ricette tramandate di generazione in generazione.

A rendere ancora più unica questa tradizione è la genuinità dei prodotti. Il maiale, allevato con cura nelle stalle di casa, e il vino, rigorosamente fatto in casa, sono il cuore pulsante di queste festività rurali. Il vino, che proviene dalle vigne dei contadini locali, è il perfetto accompagnamento per questi piatti, dal sapore ineguagliabile, che affonda le radici nella storia agricola e vitivinicola della Calabria. Non si tratta di etichette blasonate, ma di un vino autentico, senza fronzoli, che racconta la storia e la passione di chi lo produce con amore.

La tradizione di “scannare u purcu” non è solo un atto gastronomico, ma anche un atto di rispetto verso la natura e le divinità. Nell’antichità, il primo sangue versato veniva dedicato alle divinità femminili della fertilità, come Demetra, simbolo di abbondanza e prosperità. Un gesto che ha il sapore del sacro, nonostante la sua semplicità e la sua radice profondamente pagana. Eppure, nonostante la sua carica simbolica, questa tradizione rimane fortemente ancorata alla quotidianità, un rito che si svolge all’insegna della goliardia, dello scherzo e della buona tavola, in compagnia di amici veri, lontani dalle etichette sociali e dalle formalità.

Come sottolinea Luigi Stanizzi, curatore del libro Tradizioni in Calabria di Concetta Basile, l’uccisione del maiale non era solo una festa, ma un momento vitale per la comunità, in quanto garantiva le scorte di carne per l’intero anno. Oggi, sebbene il valore simbolico sia quello che prevale, l’importanza di questa tradizione non è diminuita. Anzi, chi ha avuto il privilegio di partecipare a queste celebrazioni riconosce il valore di un’esperienza che racchiude in sé non solo il gusto dei sapori autentici, ma anche la saggezza di una cultura che sa apprezzare i doni della terra e della vita.

Non possiamo fare a meno di chiedere: come mai, nonostante la bellezza di queste tradizioni, siamo così lontani dall’apprezzarle appieno? La Calabria è terra di storie, di sapori e di riti che il mondo intero ci invidia, ma a volte sembriamo non essere in grado di valorizzarli come meriterebbero. Oggi più che mai, riscoprire il valore di queste usanze potrebbe essere la chiave per mantenere vive le nostre radici, per non perdere ciò che ci rende unici, per non dimenticare le nostre origini.

“Scannare u purcu” non è solo un rito culinario, è un modo di vivere, di stare insieme, di celebrare la vita e la comunità. È una tradizione che non deve essere solo ricordata, ma custodita gelosamente come simbolo di una Calabria che sa come celebrare la propria identità.

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