Una ricetta tramandata di generazione in generazione, arricchita da innovazioni che rendono il Torrone di Bagnara un’opera d’arte dolciaria
Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria, può vantare una ricca tradizione dolciaria che affonda le radici nella lontana Spagna. La storia inizia con l’arrivo di una nobile donna spagnola che ha introdotto qui l’arte della preparazione dei dolci, dando vita a una tradizione che nel corso degli anni ha subito notevoli evoluzioni grazie agli ingredienti peculiari del territorio calabrese: il miele di zagara e le mandorle spontanee. Nel cuore del XIX secolo, Francesco Antonio Cardone ha fondato la prima fabbrica di torrone, basandosi sulla vecchia ricetta monastica, apportando alcune modifiche che hanno reso questa delizia celebre. Dal 1846, la famiglia Cardone ha trasformato il torrone in una specialità assoluta, guadagnandosi il prestigio di fornitore ufficiale della Real Casa di Savoia.
Il torrone artigianale di Bagnara è il risultato di una sapiente miscela di miele, zucchero e mandorle non pelate tostate, arricchita da cannella e chiodi di garofano in polvere. La copertura può variare, presentandosi come un classico torrone bianco nella versione Martiniana o trasformandosi in un torrone al cioccolato, ricoperto di cacao amaro, nella variante torrone torrefatto glassato. La forma rettangolare con spigoli smussati e la superficie increspata o lucente caratterizzano rispettivamente le due versioni.
La preparazione del torrone di Bagnara inizia con la cottura del miele, dello zucchero e delle mandorle non pelate, seguita da un lento aggiunta di albume o albumina d’uovo. La consistenza vetrosa, simile al vetro, è ottenuta grazie a una cottura lenta e attenta. La ricetta prevede anche l’aggiunta di cannella e chiodi di garofano in polvere, mentre la variante Torrefatto glassato può includere vanillina e/o oli essenziali di agrumi. Dopo la formatura e il raffreddamento, il torrone viene tagliato in pezzi e sottoposto a una glassatura con zucchero semolato sciolto in acqua e oli essenziali di agrumi, creando così i caratteristici torroncini calabresi.
Il torrone di Bagnara ha un tempo di conservazione di un anno, ma è consigliabile consumarlo entro tre mesi dal confezionamento per apprezzarne appieno le qualità organolettiche. La sua croccantezza unica è garantita dal giusto mix di ingredienti, e la conservazione in ambienti asciutti è fondamentale per evitare la formazione di screpolature e il deterioramento della speciale croccantezza interna. Da novembre fino alla fine delle festività natalizie, il torrone è una delizia consumata abitualmente in tutta Italia, sposando alla perfezione il vino passito di uve zibibbo coltivate nei caratteristici terrazzamenti chiamati armacie.
La dolcezza dello zucchero, il tocco amaro delle mandorle e la glassatura al cioccolato si fondono in un capolavoro croccante che conquista il palato, testimone di una storia d’amore tra miele e albume. Il torrone di Bagnara è il dolce che mette d’accordo tutti, nato in autunno per avvolgere l’inverno con la sua bontà e diventare il protagonista indiscusso delle festività natalizie.