Dalla magia del pascolo mattutino all’arte di preparare la ‘Mpanata, un cibo nutriente tra storia, tradizione e convivialità
Nei tranquilli villaggi che punteggiano le colline e le campagne della nostra amata Calabria, i pastori, custodi di antiche tradizioni, vivono in armonia con le loro greggi, preservando una pratica culinaria radicata nel tempo: la ‘Mpanata.
Ogni mattina, dopo aver condotto le pecore e le capre al pascolo e aver munto il latte, i pastori si dedicano a ricreare la magia di questo piatto nutriente. Un tempo, questa delizia era parte integrante della colazione dei braccianti agricoli, riuniti negli ovili tra le cinque e le sei del mattino prima di iniziare la faticosa giornata nei campi.
La ‘Mpanata, originariamente destinata ai pastori prima di avviare il gregge al pascolo, rappresentava una sorta di zuppa servita con cura in una tradizionale coppa di legno. La procedura iniziava con l’estrazione dal “caccavu” del formaggio seguito dalla ricotta. Il pane raffermo veniva sbriciolato in una coppa di legno di ontano e successivamente inzuppato con il siero, ammorbidendolo delicatamente. Una volta eliminato l’eccesso di siero, la ricotta ancora calda veniva distribuita sul pane inumidito, mescolando con cura con un cucchiaio di legno.
Questa prelibatezza, dolce e saporita, veniva gustata con cucchiai di legno, simboleggiando l’unità e la condivisione tra i pastori che attingevano dalla stessa coppa. Questo momento conviviale rappresentava un’occasione unica per deliziare il palato e ascoltare le storie e i racconti di coloro che vivevano quotidianamente tra le montagne.
La ‘Mpanata diventava così un rituale, un momento di unione e scambio che precedeva la faticosa giornata di lavoro nei campi. Oggi, questo antico piatto continua a connettere le generazioni, preservando le radici culturali e gastronomiche della Calabria, incarnando la storia e la tradizione di un popolo che ha saputo apprezzare la bellezza semplice della vita di montagna.