Scaldatelle di Bova, l’antica ricetta di famiglia che incanta i palati con il gusto autentico del cimino, una delizia friabile e simbolo di generosità nelle celebrazioni e nella vita quotidiana
Nel cuore di Bova, una ricetta unica incanta i palati locali da generazioni: le scaldatelle, o come sono affettuosamente chiamate, scaddateddi. Questi anelli friabili, intrisi dell’aroma distintivo del cimino, un piccolo seme dal gusto di anice, hanno fatto parte delle prime colazioni e hanno accompagnato momenti di gioia come i matrimoni, dove venivano offerti come segno di gratitudine ai generosi invitati.
Gli ingredienti per questa prelibatezza sono semplici ma essenziali: un chilo di farina tipo “0”, un bicchiere di vino bianco liquoroso, un bicchiere di olio d’oliva, un pizzico di sale e 15 grammi di lievito di birra.
La preparazione inizia con la formazione di una fontana di farina, al cui centro vengono amalgamati il vino, l’olio, il sale e i semi profumati di cimino. Il lievito viene disciolto in poca acqua tiepida e aggiunto all’impasto, che viene lavorato fino a ottenere una consistenza media e una grande elasticità. Da questo impasto si ricavano cordicelle, spesse quanto un dito e lunghe circa 20 centimetri. Le due estremità vengono unite e sigillate (un tempo, ogni famiglia aveva il proprio sigillo distintivo per contrassegnare le ciambelle prima di cuocerle nei forni comuni), e poi lasciate riposare coperte da una tovaglia e una coperta per circa un’ora.
Mentre l’impasto riposa, si preriscalda il forno e si mette sul fuoco una pentola alta riempita con circa tre litri d’acqua e due cucchiai d’olio. Quando l’acqua raggiunge l’ebollizione, le scaldatelle vengono immerse una per volta (saranno pronte quando affioreranno da sole) e poi trasferite in forno a 200°C per cuocere fino a doratura.
Le scaldatelle di Bova non sono solo un piatto, ma un simbolo di generosità e tradizione, che continua a deliziare i palati e a riscaldare i cuori nelle celebrazioni e nelle giornate comuni della vita quotidiana.