Il 12 marzo come l’anno scorso è iniziato forse il periodo più difficile che l’economia e la società italiana contemporanea abbiano dovuto affrontare. Una data che difficilmente dimenticheremo. Eh sì, perché a partire dal 12 marzo 2020 in Italia è iniziato il primo “vero” lockdown totale. Le persone sono rimaste “chiuse” in casa per tutto il mese di marzo e aprile.
A partire dallo scorso anno infatti prima in Cina, poi in Italia e poi via via in altri paesi, l’umanità intera si è dovuta “fermare”. Tutti noi abbiamo dovuto mettere in stand-by le nostre vite per guardare negli occhi un nemico che non ha conosciuto assolutamente le mezze misure. Così abbiamo dovuto fare i conti con il contagio da Coronavirus, un virus ad alta trasmissibilità.
Numeri da pandemia mondiale
I numeri sono stati così alti (e lo sono purtroppo ancora adesso ad un anno di distanza, tanto che si sta parlando di nuovo lockdown e zone rosse in quasi tutta Italia), tanto da aver preso nel corso del tempo consapevolezza tutti o quasi, (“negazionisti” a parte, a partire dal Comitato Tecnico Scientifico, per poi passare alle case farmaceutiche, alle realtà lavorative, commerciali, economiche, finanziarie, forze politiche, mondo della Chiesa, comuni cittadini ecc.), che abbiamo a che fare con una vera e propria pandemia mondiale.
E così abbiamo dovuto fare i conti con una pandemia di una portata mondiale e con tutti gli effetti che questa comporta: crisi economica, crisi sanitaria, crisi politica, perdita di vite umane.
L’isolamento a cui l’ “animale sociale” uomo non è abituato
Più di ogni altra cosa, l’effetto collaterale più “letale “che questo Coronavirus ha insidiato nel nostro modo vivere è stato l’isolamento.
Una componente, quella dell’isolamento, a cui la nostra società già era proiettata, con una forte spinta dell’individualismo, ma che il Coronavirus ha esasperato fino all’estremo.
Con il passare del tempo abbiamo capito che il Coronavirus, dal punto di vista sanitario, ha agito in maniera diversa sull’organismo (creando sintomi pari a zero, lievi, gravi o mortali), a seconda delle difese immunitarie (alte o basse) trovate all’interno dell’organismo infettato.
Dal punto di vista sociale invece questo virus non ha conosciuto mezzi termini e non ha conosciuto discriminazioni. Ha “contagiato” tutti, portando ciascuno di noi ad isolarsi dagli altri, per limitare i contagi, in attesa della creazione di una cura.
L’attesa di un vaccino
Si pensi a quanto abbiamo dovuto attendere per la creazione di un vaccino efficace in grado di sconfiggere il Covid-19. Si pensi a quanto abbiamo aspettato affinché partissero con le somministrazioni dei vaccini.
In Italia a partire dall’inizio del 2021 sono state somministrate le prime dosi di vaccini provenienti dalle diverse case farmaceutiche. Vaccini che sono stati, considerando l’espandersi di un virus sconosciuto alla scienza, prodotti in tempi record, secondo criteri controllati, con protocolli scientifici.
La situazione attuale
Adesso, dopo un periodo di flessione dei contagi, in cui abbiamo intravisto uno spiraglio di speranza per la ripresa della nostra socialità e libertà, la curva dei contagi ha ripreso a salire. Proprio in queste ore si sta attendendo la comunicazione ufficiale delle nuove restrizioni da mettere in atto.
Si è parlato della possibilità di un nuovo lockdown totale. Anche se l’ipotesi più accreditata (che sarà confermata entro oggi), è quella di proseguire con le diverse zone di rischio per Regione.
Attualmente con i dati alla mano, quasi tutta la penisola passerebbe a zona di rischio alto, con la Sardegna unica regione in zona bianca.
Sì, perché i contagi in molte regioni stanno superando la soglia dei 250 contagi ogni 100 mila abitanti. Un nuovo criterio messo in luce dal Governo Draghi per monitorare lo sviluppo dei contagi in tutto il paese. Il tasso di positività in Italia è arrivato al 6,9% ed i contagi hanno toccato soglia di oltre 25 mila nella giornata di ieri e con oltre 300 decessi.
12 marzo 2021: il Coronavirus a distanza di un anno fa ancora male all’Italia
Ecco dunque che a distanza di un anno ci ritroviamo ancora a parlare di lockdown e di zona rossa.
Le persone cominciano ad essere esasperate, i commercianti stanno esaurendo le risorse economiche. Molti hanno già dichiarato fallimento. Gli aiuti dal Governo centrale, arrivano, ma con una eccessiva burocratizzazione, troppo lenta rispetto ai bisogni dei cittadini.
La povertà secondo gli ultimi dati Istat ha raggiunto delle soglie importanti, con numeri storici.
La campagna vaccinale prosegue a macchia di leopardo nelle Regioni d’Italia e cominciano ad arrivare le prime preoccupazioni riguardo gli effetti collaterali delle dosi di alcuni vaccini (si pensi ai lotti sospesi del vaccino AstraZeneca).
Un virus che ha messo in ginocchio non solo l’Italia. Il discorso di Biden
Un virus questo che non ha colpito e ferito soltanto il nostro Paese, ma il mondo intero. Si pensi ai lockdown totali che hanno dovuto applicare in Inghilterra, in Germania, anche dopo il periodo natalizio. Si pensi al Brasile, al Sud America, all’alto contagio che c’è stato in Spagna. Per non parlare dei numeri vertiginosi della Cina, dove tutto è partito. Nella giornata di ieri, il presidente USA John Biden, nel suo primo discorso alla nazione, in diretta televisiva, ha riferito che il Coronavirus ha causato più vittime di tutte le guerre messe insieme che l’America abbia dovuto affrontare fino ad ora. A tal proposito Biden ha annunciato che nella giornata del 4 luglio sarà celebrata l’indipendenza dal Coronavirus, oltre che l’Indipendenza americana.
In Italia un’altra festività, la Pasqua in zona rossa
Rimaniamo dunque ancora sospesi, con la previsione che dovremo affrontare un’altra festività, quella della Pasqua in zona rossa ed in lockdwon. In questi giorni, in cui ricade l’anniversario del primo vero lockdown totale in Italia, riviviamo dunque a causa di nuove e continue restrizioni, le emozioni legate al primo lockdown.
Chi non si ricorda la campagna #iorestoacasa?
Rivivendo le emozioni del primo lockdown non possiamo non pensare alla campagna #iorestoacasa. Tutti, nel nostro paese, da nord a sud, uniti nel rispetto delle regole, ci siamo dovuti isolare, vivendo come in delle “gabbie d’oro”. Tutto pur di salvaguardare il bene comune e risparmiare vite umane. Tutti noi ci siamo sacrificati in favore di un bene alto e nel rispetto delle misure anti contagio lanciate dal Governo per contrastare la diffusione del Coronavirus.
Dalle nostre case abbiamo fatto di tutto
È successo così che abbiamo dovuto reinventare le nostre abitudini di vita, imparando a crearci il nostro “microcosmo” in quattro mura domestiche.
Dalle nostre case abbiamo fatto di tutto (e nella maggior parte dei casi continuiamo a farlo). Abbiamo lavorato da remoto, studiato attraverso la Dad, cantato e suonato dai nostri balconi, partecipato a diversi flashmob, grazie alla comunicazione sui social.
Abbiamo inoltre ripreso a rispolverare vecchie ricette e ci siamo dedicati agli impasti fatti in casa. Abbiamo fatte tante dirette facebook! Si pensi agli sportivi e agli istruttori che hanno voluto condividere i loro allenamenti. Si pensi a tutti gli operatori dello spettacolo che sono rimasti fermi e che in qualche modo hanno cercato di portare avanti la loro musica, poesia, danza e arte in genere.
Il Coronavirus ci ha tolto tanto ma ci ha restituito una cosa
Riguardandoci indietro di un anno insomma possiamo dire che il Coronavirus ci ha tolto tanto. Ma se volessimo andare contro corrente, invece di pensare alle cose che questo virus ci ha tolto, pensassimo alle cose che questo virus ci ha dato? Cosa ci sarebbe da dire?
E bene, una cosa il Coronavirus ci ha restituito e non possiamo negarlo. Una cosa che molti avevano sacrificato a loro stessi e ai propri affetti. Il Coronavirus ci ha restituito il tempo. Certo non si può generalizzare! Pensiamo a chi è stato impegnato in prima linea per lottare contro questo virus e a chi ha perso i propri cari, perdendo un tempo che non verrà più restituito.
Ma rivolgendo uno sguardo alla società nel suo complesso, quanti di noi grazie ai vari lockdwon hanno avuto tempo da dedicarsi?
Quante le vecchie passioni rispolverate? Quanti di noi hanno ripreso ad esempio a leggere un libro? Quanti si sono dedicati alla musica? O quanti hanno dedicato il tempo ritrovato per giocare con i propri figli, cucinare insieme alla propria compagna, guardare un film?
Cosa c’è da imparare dal Coronavirus
E se poi in questo 12 marzo 2021 vogliamo trarre degli insegnamenti da tutto questo, allora forse una cosa questo virus ce l’ha insegnata! Questo virus ci ha insegnato (o ci dovrebbe insegnare) che dobbiamo imparare a prenderci più tempo per le cose che ci fanno stare bene e per le persone con cui vogliamo stare. Dobbiamo imparare inoltre ad essere grati per le cose che abbiamo e preservare la ricchezza che si conserva nella relazione con l’altro.