Lo scienziato Albert Sabin non ha mai ricevuto il Nobel, ma resterà nella memoria di tanti bambini ricordandolo come «l’uomo della zolletta».
Era nato in Polonia, a Bialystock, nel 1906. Scappò dall’Europa per i pogrom antiebraici. Sabin sconfisse la poliomielite, una malattia oggi quasi debellata, che fu un incubo per tante famiglie del dopoguerra e per i bambini nati tra gli anni ‘50 e ‘60.
All’epoca, i dati sulla polio erano terribili. Agli inizi degli anni 50, negli USA, si registrarono 35mila casi. Il picco in Italia si ebbe nel 1958, quando si denunciarono 8mila nuovi casi. Eppure, già nel 1957 In Italia, era entrato in circolazione il vaccino Salk, che però si iniettava, ma che soprattutto non dava i risultati sperati.
Giorgio Giannelli e il suo articolo de L’Avanti! fece scalpore
In un articolo del 29 dicembre 2017 di Giorgio Giannelli, famoso giornalista de L’Avanti, si racconta quel periodo in cui in Italia non si riusciva a uscire dall’emergenza polio.
“La cosa era colossale. Il governo, ministro della Sanità il democristiano Giardina, sapeva. Ma sapeva anche che i magazzini delle case farmaceutiche erano ricolmi del vaccino Salk, fatto per iniezione, che stava dando risultati disastrosi. Il tal modo il terzo governo monocolore Fanfani, sapeva e taceva facendo gli sporchi interessi delle imprese farmaceutiche.”
“L’Avanti! uscì nelle edicole annunciando che uno scienziato polacco-americano, Albert Sabin, aveva debellato la polio in USA, URSS, alcuni paesi dell’est e dell’Europa, mentre in Italia migliaia di bambini venivano uccisi e colpiti da quel morbo per l’uso di un vaccino insufficiente. E tutto perché il governo democristiano di Fanfani voleva svuotare i magazzini ricolmi del prodotto sbagliato. Dietro tutto questo il grande interesse dell’industria farmaceutica. La bomba esplose su di me.”
“La documentazione pubblicata dall’Associazione Medica Americana che rivelava come lo stesso dott. Jonas Salk avesse riconosciuto che il suo vaccino copriva il rischio di malattia al 75 per cento.”
Giacomo Mancini diventa Ministro della sanità in piena emergenza
Perché raccontiamo tutto questo? Perché durante queste giornate in cui la ricerca di un vaccino è vitale per tante persone nel mondo, all’epoca fu grazie a un politico calabrese che il vaccino Sabin fu imposto, salvando la vita di tanti bambini italiani. Il cosentino Giacomo Mancini divenne Ministro della Sanità il 4 dicembre del 1963. Era discepolo di Nenni e convinto anti fascista.
Giacomo Mancini era di carattere ostinato e volitivo. All’epoca, il leader socialista, senza indugi, lancia la campagna antipolio Sabin, affrontando sia attacchi degli avversari sia aspre polemiche per una decisione così drastica e rischiosa.
Il ricordo di Sabin su Mancini
Lo racconta lo stesso Sabin in un’intervista: « Signori – disse Sabin ai medici italiani – se non prendete una decisione, sarete indicati come responsabili della morte di tanti bambini. » Gli alti funzionari, evidentemente contrari, si alzarono e andarono via dalla sala. Poi prese la parola il vostro ministro, un socialista, mi pare si chiamasse Mancini, che disse ai presenti « Non sono qui per ascoltare le vostre lagne. Da domani l’Italia adotterà il metodo Sabin » . “
Giannelli ricorda ancora: “Il caso volle che a uno dei socialisti più duri e intransigenti, Giacomo Mancini, venisse affidato il ministero della sanità. Subito al giuramento al Quirinale, mi chiamò in disparte e mi ricordò che ero stato l’autore del colpo giornalistico – primo e unico in Italia – sul fallimento della vaccinazione antipolio. « Domattina ti aspetto al ministero. Mi sarai utile » , concluse. Mi recai all’appuntamento mentre Mancini convocava tutti i medici provinciali d’Italia nella sede del Consiglio superiore della sanità. Quel giorno, a salone colmo di tutti i massimi dirigenti della salute pubblica, disse chiaro e tondo che « da domattina si comincia con la vaccinazione Sabin » . Grande sorpresa, qualcuno obiettò e pose difficoltà. « Ma qual è il problema? » domandò il ministro. « La conservazione, non abbiamo i congelatori » , fu la risposta. « Comprate dieci, cento frigoriferi da famiglia, e non rompete più i coglioni » . Fine. “
“Una settimana dopo cominciò la vaccinazione con il Sabin, due gocce sullo zuccherino. All’inaugurazione ufficiale presso l’Opera nazionale maternità e infanzia, venne il presidente della Repubblica Antonio Segni. Mi volle conoscere e mi strinse la mano. Due anni quando già la polio era scomparsa dall’Italia, ebbi la Medaglia d’Oro. Ecco cosa significa essere veri rivoluzionari.”
Il vaccino Sabin venne distribuito in tutte le scuole
Il 1^ marzo 1964, presso tutte le scuole italiane, il medico del distretto dava ai bambini una zolletta di zucchero dove erano state versate due gocce di vaccino Sabin. La vaccinazione diventò obbligatoria nel 1966 ponendo fine a una malattia che aveva creato danni non solo umani, ma anche economici.
All’epoca Mancini fece fare anche una campagna pubblicitaria pro Sabin alla quale parteciparono personaggi famosi dello spettacolo, da Sandra Milo a Nino Manfredi. L’opinione pubblica doveva conoscere lo sforzo che il Governo stava facendo per salvare tantissimi bambini da un brutto destino.
Lo scienzato Sabin, benefattore dell’umanità
Sabin non brevettò mai il vaccino e morì molto povero nel 1993. Lui voleva solo che tutti potessero usare la sua scoperta. Fu uno scienziato, ma sopratutto fu un benefattore dell’umanità.
A noi calabresi, corre l’obbligo, proprio in queste giornate cupe in cui tutto il mondo è intristito da fatti di cronaca sconfortanti, di ricordare un uomo, un politico, le cui decisioni controcorrente hanno ancora oggi degli effetti importanti. La battaglie possono essere vinte. Tutto dipende da chi è alla guida, da chi è capace di prendere delle decisioni anche impopolari, rischiando, ma sapendo di essere magari l’unica goccia di speranza in un mondo in cui per molti la parola quotidiana è “rassegnazione”.
Giacomo Mancini