A novembre 10 milioni di dosi per il vaccino antiCovid

vaccinii Covid (foto Ansa)
vaccinii Covid (foto Ansa)

Se ci sarà il via libera dall’EMA all’Italia saranno distribuite subito 2 milioni di fiale

Tra fine settembre e inizio ottobre saranno ultimate le sperimentazioni per il vaccino anti Covid del progetto di Oxford. Una volta terminate le sperimentazioni si dovrà capire se ci sarà l’ok da parte dell’EMA (European Medicine Agency) per la distribuzione in Europa.

Le fabbriche intanto hanno iniziato a produrre il farmaco. Se questo dovesse risultare inefficace le spese per lo sviluppo e le dosi prodotte in anticipo verrebbero coperte in parte dai governi. Così spiega Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo OMS e consulente del Ministero della Salute, su Repubblica.

Se invece le cose dovessero funzionare, l’obiettivo è arrivare a 10 milioni di dosi da distribuire in tutta Europa. L’Italia avrà un ruolo importante in questo progetto: il vaccino sarà infilato ad Anagni (in provincia di Frosinone, nel Lazio). All’Italia spetterebbero se tutto va in porto subito 2 milioni di fiale.

La protezione degli anziani resta comunque il nodo principale dell’efficacia del vaccino. In generale i vaccini funzionano meno con l’avanzare dell’età e hanno spesso bisogno di sostanze chiamate adiuvanti. Sostanze che però non sono state incluse in tutte le sperimentazioni attuali.

La nuova “Guerra Fredda” per il vaccino

Per quanto riguarda la tempistica della creazione del vaccino, dell’ok da parte dell’OMS e della sua distribuzione, la nuova “Guerra Fredda” tra USA Cina e Russia, ha sottovalutato quindi il progetto Oxford.

Già a giugno Ricciardi aveva dichiarato che in realtà “L’Europa è molto più avanti degli Stati Uniti per il vaccino anti Covid”.

La corsa contro il tempo per la cura al covid non sia solo “utilitaristica”

Vedremo come si svilupperà la corsa contro il tempo della messa in circuito del vaccino. Forti gli interessi dei vari paesi nel produrlo per primi per una questione economia, finanziaria e di leadership geo-politica.

La salvaguardia della salute dell’intera umanità però è più preziosa.

Pensiamola dunque da una prospettiva meno utilitaristica. Al di là del paese che produrrà e metterà per primo in circolo il vaccino, l’importante è che si riesca a produrre qualcosa che sia utile a garantire il benessere della società. Non invece qualcosa che sia “utile all’utile” dei sistemi economici, finanziari e politici mondiali. C’è di mezzo un diritto inviolabile dell’uomo: il diritto alla Salute. Si auspica che il vaccino possa essere accessibile a tutti, per una rinascita di una nuova società e per una ripresa sociale della comunità. Per un ritorno ad una vita “normale” che sappia però anche un po’ di “nuovo”.

(Leggi anche: Coronavirus: perchè i calabresi non si fidano del vaccino?).