A Belcastro arriva l’ordinanza geniale: “Vietato ammalarsi”

Belcastro
Belcastro

Quando la burocrazia si arrende, entra in gioco l’arte del sindaco.

Belcastro, un tranquillo paesino calabrese arroccato tra le colline della provincia di Catanzaro, con poco più di mille anime (e qualche mucca che fa numero), è salito agli onori delle cronache con un’ordinanza del sindaco degna di un premio Nobel per l’innovazione amministrativa. Antonio Torchia, primo cittadino della ridente località, ha deciso di affrontare una delle più gravi carenze del nostro sistema sanitario… vietando semplicemente ai suoi concittadini di ammalarsi. Ebbene sì: vietato starnutire, tossire o, peggio ancora, avere un infarto. Se proprio non potete evitarlo, almeno cercate di farlo con discrezione, lontano dai confini comunali.

Una provocazione sanitaria o il nuovo modello di salute pubblica?

L’illuminante ordinanza nasce dalla triste realtà del paese: la guardia medica funziona “a singhiozzo” (o, per essere più precisi, “a soffio di vento”) per la cronica mancanza di personale sanitario. Come se non bastasse, il pronto soccorso più vicino si trova a Catanzaro, a 45 chilometri di curve, tornanti e buche che, nel caso non foste ancora in fin di vita, potrebbero aiutarvi a peggiorare la situazione.

Ma il sindaco non si è limitato a lanciare l’allarme: ha deciso di risolvere il problema con un atto d’autorità. Nell’ordinanza si legge che i cittadini devono evitare categoricamente di contrarre malattie, “soprattutto d’urgenza”. Una misura draconiana, certo, ma necessaria, dato che il 50% della popolazione è composta da anziani, ovvero persone che, per definizione, tendono a non seguire le regole e a farsi venire qualche malanno di troppo.

Una nuova filosofia di vita: il riposo obbligatorio

Per chi fosse abituato a vivere al massimo delle proprie energie, l’ordinanza offre anche un utile consiglio: “state il più possibile a riposo”. Il che potrebbe voler dire che, da oggi, le passeggiate nei campi o i caffè al bar dovranno essere sostituiti da maratone di serie TV o sessioni di meditazione casalinga. Un’intera comunità di mille anime, insomma, costretta a praticare il dolce far niente per non incorrere nelle ire del sindaco e, soprattutto, per non testare la pazienza del sistema sanitario regionale.

La reazione dei cittadini

Tra ironia e incredulità, la popolazione di Belcastro ha accolto l’ordinanza con il classico spirito calabrese: un misto di rassegnazione e battute al vetriolo. “Non mi ammalo da tre anni, quindi sto a posto,” commenta il signor Pasquale, 72 anni, che però confessa di aver intensificato i suoi riti scaramantici. “Ho già avvisato mia moglie: niente influenza, al massimo un po’ di mal di testa, ma solo di lunedì.”

C’è chi suggerisce di istituire un corso accelerato di autodifesa medica: “Un po’ di pronto soccorso lo possiamo imparare tutti,” dice una giovane mamma, mentre il farmacista del paese confessa che ha già esaurito le scorte di tisane rilassanti e vitamine.

Un’ordinanza che fa scuola?

Tra una risata e una riflessione amara, l’ordinanza di Torchia ci ricorda la realtà di molte aree interne d’Italia, dove l’assistenza sanitaria sembra un miraggio. Ma attenzione: e se fosse l’inizio di una rivoluzione? Magari il sindaco di Belcastro potrebbe essere il precursore di un nuovo modello sanitario basato sul “prevenire è meglio che curare (anche perché non possiamo curarti)”.

Intanto, tra le colline di Belcastro si respira una nuova aria: un misto tra solidarietà, speranza e il suono di uno starnuto represso. Perché ammalarsi, ora, non è solo un problema… è fuori legge.

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