“Il 7 dicembre dello scorso anno l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riunita in sessione plenaria ha adottato per consenso la risoluzione di proclamazione della ‘Giornata Internazionale della Preparazione alle Epidemie’, fissandone la ricorrenza annuale al 27 dicembre; data dall’altissima accezione simbolica avendo dato, nel 1822, i natali al chimico e microbiologo francese Louis Pasteur, artefice del lavoro pionieristico di ricerca sulle vaccinazioni e padre universalmente riconosciuto della moderna microbiologia.
Lo scenario di una diffusione epidemica di massa, da molti temuto nel recente passato a fronte di chiare avvisaglie patogene già manifeste, e purtroppo avveratosi tragicamente su scala pandemica a causa del virus SARS-CoV2 rappresenta il cogente valore emblematico dell’odierna ricorrenza onusiana. Come ha ben evidenziato il Segretario Generale dell’ONU ‘mentre ci sforziamo di controllare e riprenderci dall’attuale pandemia, dobbiamo pensare alla prossima’ e ciò significa riconoscere pienamente e sostenere l’importanza della prevenzione, della preparazione e della collaborazione tecnica tra i membri della comunità internazionale di settore contro le epidemie.” – così il Sottosegretario di Stato alla Difesa, Senatore Stefania Pucciarelli, nel dare valore a questa campagna di sensibilizzazione.
“Prepararsi contro i crescenti rischi epidemiologici del futuro – prosegue Pucciarelli –, per malattie infettive umane che con altissima probabilità saranno soprattutto di origine zoonotica, si traduce poi nell’investire in ricerca, per acquisire ogni utile strumento di prevenzione, contenimento e contrasto, così come – e ce lo ha insegnato proprio l’emergenza COVID-19 – significa anche combattere sia la disinformazione sia la comunicazione ingannevole, fraudolenta o ambigua; perché è anche attraverso questo nuova direttrice d’azione che si possono e devono salvare vite umane.
Per le nostre Forze Armate, la cui realtà mi è ben chiara quale Sottosegretario di Stato alla Difesa, prepararsi in tal senso per le sfide del futuro significa tenere in debita considerazione diversi aspetti tra loro strettamente interrelati. Innanzitutto, avere chiara consapevolezza che nell’era della globalizzazione dei fenomeni è fondamentale superare il vecchio modo di pensare del ‘lontano, uguale ininfluente’. Inoltre, e non meno importante, è l’abbandono dello spasmodico approccio ‘mercantilistico’ – del risparmio prima di ogni cosa – applicato anche agli aspetti militari, con un erroneo concetto dell’ottimizzazione foriero del rischio di appiattimento al ‘comune parametro condiviso’ di capacità apparentemente assonanti nel nome, ma di fatto espressione di peculiarità e specificità di Forze Armate diverse, quindi di contesti operativi e d’impiego molto diversi tra loro.
Il COVID ha dimostrato chiaramente come le Forze Armate debbano recuperare quanto prima il loro storico ruolo abilitante di serbatoio di resilienza sistemica, per se stesse e per l’intero Paese: perché strutturalmente avulse dalle logiche del profitto; perché tradizionalmente utilizzate per la conservazione di tutti quei filoni strategici di impegno che le dinamiche di mercato rendono insostenibili alle aziende che in esso operano; perché strutturate e capaci di agire su larga scala, in situazioni complesse, con tempi di analisi e risposta ridottissimi, sotto forti pressioni fisiche e psicologiche, anche grazie alle deliberate ridondanze di cui si giovano; perché istituzionalmente pensate per operare in caso di crisi, quando il resto dell’ordinaria macchina statale non è più in grado di farlo.” – queste le esortazioni con cui ha concluso Pucciarelli.