“Il virus? Un’opportunità di riorganizzazione dell’attività ospedaliera“
La pandemia da Covid-19 ha sconvolto il mondo intero, cogliendo di sorpresa l’organizzazione sanitaria, il campo della ricerca, la politica, l’economia, la comunicazione, la scuola, lo sport e, ovviamente, i cittadini. Ma anche le associazioni e i club service che operano costantemente sul e per il territorio. Lo sa bene il dott. Giuseppe Raiola, presidente del Lions Club Catanzaro Host e dell’associazione Acsta & Ste Onlus: “Una parte dei progetti e delle iniziative programmate sono state, ovviamente, bloccate ma le riprenderemo al più presto. In questo periodo, siamo stati molto attivi con le raccolte fondi per l’acquisto di presidi sanitari indispensabli nell’emergenza provocata dal Coronavirus. Si è creata una grande rete di solidarietà e il risultato è stato eccezionale”.
Il dott. Raiola è, anche e soprattutto, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria dell’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro.
La sanità come ha risposto a questa prova importante?
“La pandemia – afferma Raiola – ha mostrato, drammaticamente e impietosamente, tutte le debolezze di un settore ancora non in grado di affrontare le sfide future che promettono di essere sempre più difficili. Serve, quindi, una presa di coscienza che permetta, in futuro, di non farsi trovare mai più impreparati; è necessaria una rivoluzione nel management e nell’organizzazione sanitaria, introducendo nuovi strumenti tecnologici e diverse tipologie gestionali che rendano i processi molto più veloci, sicuri ed efficaci“.
In che contesto socio-sanitario viviamo?
“Il settore che riguarda la salute – dichiara Raiola – è di fondamentale importanza per lo sviluppo economico e sociale di un paese. In Italia, circa il 60-80% della spesa regionale è destinata alla sanità. Nell’80% delle province italiane, l’azienda sanitaria è il primo datore di lavoro ed è il volano dell’economia locale”.
Viviamo – sottolinea il dott. Raiola -in un contesto che invecchia, ma soprattutto invecchia male; a confermare tale affermazione vi sono dati inconfutabili: in Cina gli over 65 sono meno dell’11% mentre noi siamo al 23% e l’Hartford Aging Index, che identifica gli ambiti su cui valutare la società che invecchia con successo, ci colloca al 14° posto su 18 paesi analizzati. Tutto ciò si concretizza in un costante accrescimento di bisogni sanitari e sociosanitari sia individuali che di comunità; la sostenibilità economica volge, inesorabilmente, verso l’insostenibilità, con una incapacità del SSN a fornire risposte adeguate di assistenza”.
“Altra grande criticità – aggiunge – è rappresentata dal fatto che la sanità pubblica e la medicina territoriale sono state progressivamente trascurate e depotenziate su tutto il territorio nazionale“.
“Ancora più critica – prosegue il dott. Raiola – è la situazione nella nostra regione, messa alle corde da un sempre più asfissiante piano di rientro. L’emergenza COVID-19 ha evidenziato quanto sia divenuto più che mai indispensabile investire massivamente sul territorio: è impensabile che ogni emergenza sanitaria possa essere esclusivamente risolta in ambiente ospedaliero. Oggi lo abbiamo imparato sulla pelle degli operatori della sanità, dei pazienti, di un’organizzazione sanitaria messa in grave crisi. Abbiamo capito che non è più procrastinabile la riorganizzazione e il potenziamento del territorio che, da ora in poi, dovrà essere in grado di assistere i pazienti cronici a domicilio evitando, per quanto possibile, che vengano portati in ospedale”.
“Un’altra considerazione – spiega – è rappresentata dal fallimento della prevenzione: sino ad oggi, i dipartimenti di prevenzione avevano incentrato la loro azione a lavorare prevalentemente sulla cronicità e poco sulle infezioni e, ancor più, sullo scenario di una possibile pandemia. Eppure avremmo dovuto sapere che non può mai essere abbassata la guardia nei confronti delle malattie infettive”.
“Il ‘salto di specie’ (spillover), – dichiara Raiola – responsabile delle epidemie Ebola e HIV/AIDS sostenute da virus di animali selvatici, si sta verificando sempre con maggiore frequenza ed è stata causa negli ultimi anni di pandemie (influenza aviaria A/H5N1 2005, influenza suina A/H1N1, 2009), varie epidemie da pipistrelli e cammelli (SARS 2002-03, MERS 2012), fino all’attuale COVID-19″.
Quali nuovi scenari ospedalieri sono necessari?
“Diviene oramai indispensabile – evidenzia Raiola – mettere in atto misure in grado di rendere efficace ed efficiente l’organizzazione sanitaria e, in particolar modo, quella ospedaliera. Si tratta di rendere più specifica la missione assistenziale affidata agli ospedali, aumentandone l’eccellenza e, contestualmente, la capacità di fornire risposte immediate, ricorrendo alla tecnologia, capace d’implementare fortemente la qualità, facendo anche ricorso a forme di sperimentazione in medicina, medicina d’urgenza, gestione di macro-emergenze e chirurgia, anche “virtuale”. In tale contesto, i decision maker, attraverso strategie d’azione coraggiose e innovative, dovrebbero influenzare le scelte politiche e organizzative il cui fine prioritario sia quello della riqualificazione della sanità pubblica, delle sue strutture e del personale”.
“In conclusione – aggiunge Raiola – la necessità di un cambiamento è oramai ritenuta non più rinviabile da tutti gli attori del servizio sanitario; un processo che deve implementare continuamente la qualità organizzativa e le prestazioni erogate. I medici ed il personale paramedico devono essere adeguatamente formati e motivati, in modo da diventare promotori della qualità dei propri servizi e garantire elevati standard di assistenza grazie alla creazione di un ambiente nel quale l’eccellenza dell’assistenza clinica può prosperare. La ricerca della qualità non è un mandato irrealizzabile.”
Di Eugenia Ferragina