USB:” LEA in Calabria è un nome comune di persona, nel resto del paese sono i Livelli Essenziali di Assistenza. La gente scappa dalla Calabria e si va a curare altrove”
Il Pronto Soccorso di Catanzaro da oggi conta 18 operatori in meno. I reparti stanno chiudendo. Vengono chiamati i medici in pensione per garantire le cure. E il rischio è di trovarsi di fronte ad operatori sanitari aggrediti o denunciati per le lunghe attese.
In Calabria stiamo assistendo al lento e progressivo sgretolamento della più grande opera pubblica mai costruita in Italia, la Sanità. Negli ultimi anni in Calabria abbiamo solo assistito a rimpalli di responsabilità, mentre la gente moriva per un parto o un dolore addominale.
Nessuna giunta regionale ha mai avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica al centro dell’agenda politica, ignorando che la perdita di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, oltre a compromettere la salute delle persone e a ledere un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione, porterà ad un disastro sociale ed economico senza precedenti.
“Cittadini – annuncia la USB (Unione Sindacale di Base) – noi dobbiamo combattere i vari personaggi che si occupano di sanità in Calabria, ne vale della nostra incolumità! Come cittadini e pazienti non possiamo ignorare il valore inestimabile del SSN di cui siamo – azionisti di maggioranza -.
Prosegue con il suo appello la USB:” dobbiamo scendere in piazza insieme a questi precari che da anni si occupano in ospedale della nostra salute per rivendicare la tutela della sanità pubblica e costringere la politica a tirarla fuori dal dimenticatoio”.
Contro questa “cocente delusione collettiva”.
Per non perdere i principi di equità, solidarietà e universalismo che da 40 anni costituiscono il DNA del nostro Servizio Sanitario Nazionale, invitiamo a solidarizzare con i precari della sanità e chiedere la stabilizzazione degli stessi.