«La sanità uno scempio senza fine»: CSV Catanzaro chiede incontro con Santelli

CSV Catanzaro
CSV Catanzaro

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del CSV Catanzaro, “Insieme”, rete delle associazioni di Catanzaro in campo sanitario.

Cos’altro deve succedere perché la questione “sanità” rientri nell’agenda politica regionale? Al “Pugliese”, l’ospedale di riferimento per la città di Catanzaro e per tutti i centri limitrofi, si è arrivati addirittura a sospendere i ricoveri ordinari, dopo aver chiuso reparti e sospeso le visite di controllo, anche per i malati più gravi, in nome di un fantomatico “piano di rientro” che ha solo la parvenza di una “scure” e niente più.

Un piano di rientro che i rappresentanti di diverse associazioni di volontariato in campo sanitario, riunitisi in maggior numero al Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro – Enzo Nania della Federazione nazionale delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo), Luana Maurotti di “Calabria Malati Autoimmuni” (Cal.m.a), Anna Cristallo di Ave- Ama e del CASM (Coordinamento delle Associazioni di Salute Mentale), Giacinto Nanci dell’associazione di Medici di Famiglia “Mediass”, Aldo Riccelli dell’Acmo (Associazione Calabrese Malati Oncologici), Annamaria Lanteri dell’Avulss, Pasquale Scarmozzino dell’Aned (Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto) ed Emilia Celia di “CittadinanzAttiva – definiscono senza mezzi termini “ingiusto, dannoso e beffardo”.

L’incontro avuto più di un mese fa con il commissario Saverio Cotticelli non ha infatti prodotto nulla, se non l’opportunità per i rappresentanti della Favo, di Cal.m.a e di Ave-Ama – ovvero Enzo Nania, Luana Maurotti e Anna Cristallo– di essere ascoltati nel farsi portavoce dei disservizi ospedalieri. Ma i bisogni degli ammalati, che le associazioni ben conoscono, non possono più attendere i tempi atavici della politica e dei commissari che si avvicendano da dieci anni a questa parte. Ed è per questo che, nel silenzio assordante di chi è chiamato a dare risposte e non è in grado di farlo, le associazioni sono più che mai decise ad andare avanti, senza chiudersi in apparizioni fugaci sulla carta stampata, lamentele e proclami inutili. È ora, infatti, di arrivare al vertice, ovvero alla Governatrice Santelli, che può dare una sterzata positiva all’andamento fallimentare di questi anni.

È proprio la presidente della Regione la destinataria di questa nota, scritta all’indomani della riunione che le associazioni hanno avuto al CSV, alla presenza del presidente Luigi Cuomo, del vicepresidente Guglielmo Merazzi e del direttore Stefano Morena.

A muovere le fila del dibattito – che vede tutti concordi nel chiedere un incontro immediato a Jole Santelli – la necessità di intervenire per contrastare la disorganizzazione “così ben organizzata” che impera nelle strutture sanitarie della città capoluogo, e che grida ai quattro venti di aver avviato un processo di “informatizzazione” senza sapere cosa realmente sia (tant’è che nessuno ad oggi paga il ticket online, ma si ritrova a fare la fila); di provvedere ad un nuovo piano di assunzioni di medici e personale paramedico senza però dire quando; di far sì che le visite siano sempre garantite, quando ad essere assicurate in tempi celeri sono solo le intramoenia a pagamento; di promuovere l’integrazione territoriale senza fare il pur minimo sforzo nel renderlo possibile, a partire dalla comunicazione – fino ad oggi inesistente – tra l’azienda ospedaliera e quella universitaria. Ma del resto, tutte le insane scelte fatte finora sono dettate da esigenze di contenimento aziendali e manageriali che rispondono ai principi dell’economia, e non della salute come bene primario e garantito a tutti.

Poco importa se il sottofinanziamento della sanità calabrese è all’origine dell’aumento di alcune malattie tali da ridurre l’aspettativa di vita (in Calabria, ad esempio, come ha puntualizzato Giacinto Nanci, esiste un 10% di malati cronici in più rispetto al resto d’Italia), e se il sottodimensionamento si ripercuote spesso sulla professionalità della classe medica, tanto da far lievitare sempre di più i viaggi della speranza, anche solo per sottoporsi ad un esame specifico.

Ciò che più interessa è mettere le mani sulla “torta”, e quella della sanità calabrese – che pesa per l’80% sul bilancio regionale – è la fetta più grossa. Non è esagerato dire, quindi, che le associazioni di volontariato del territorio, che operano in campo sanitario, siano in stato di allarme: le responsabilità di questo scempio dalle proporzioni devastanti sono in capo alla Regione, ed è per questo che il prossimo interlocutore al quale rivolgersi, a nome di tutti gli ammalati calabresi, non può che essere chi, questa sfortunata terra, la rappresenta, ovvero la presidente Santelli.

Altro non rimane, in caso di insuccesso, che manifestare pubblicamente il proprio sdegno e far sì che la propria lotta assuma proporzioni nazionali: il tempo delle attese è finito, dei commissariamenti pure, così come degli alibi della politica, doppiamente responsabile perché ben consapevole del disastro che quotidianamente si consuma a danno dei cittadini.

Gli stessi cittadini che non hanno contezza di quello che avviene a loro spese ogni giorno, “disincantati” e psicologicamente rassegnati come sono ad andare altrove per curarsi, quasi come se fosse normale non avere diritto ad una sanità adeguata. Chi non può permetterselo, poi, rinuncia anche a sapere di cosa soffre, e si rimette nelle mani di Dio, che tutto può e tutto vede.

Ma i volontari sanno bene cosa sta accadendo, e non hanno più la pazienza di attendere che arrivi il peggio del peggio. Nel momento in cui hanno deciso di dedicarsi gratuitamente ai bisogni degli ammalati, l’hanno fatto con convinzione, e con uguale caparbietà non si limiteranno più ad essere ascoltati ma a vedere realizzate, senza indugi, le loro richieste.