Il Prof. Ciro Indolfi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia e Direttore della Cardiologia del Campus dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, lancia un allarme sulla priorità dei vaccini, oltre che agli ottantenni, ai pazienti cardiopatici, ai pazienti con patologie neoplastiche o ematologiche.
“Finalmente abbiamo 3 vaccini disponibili per la pandemia Covid 19 e tra poco molti altri – ha dichiarato il Prof. Ciro Indolfi – in uno sforzo senza precedenti la ricerca scientifica in poco più di 10 mesi, ha creato, sperimentato e reso disponibili i vaccini per il COVID 19. Tuttavia, per il limitato numero di dosi disponibili, è necessario effettuare una priorità nella scelta dei soggetti da vaccinare. Lo stato, la politica la sanità devono confrontarsi con l’enorme problema etico di come allocare le risorse limitate del vaccino Covid 19, che ha dimostrato una sicurezza ed efficacia nel prevenire la malattia”.
“Le leggi nazionali ed internazionali sui diritti dell’uomo – ha proseguito il Prof. Indolfi – stabiliscono che la ‘vulnerabilità’, se utilizzata come criterio per l’accesso prioritario ai vaccini COVID-19, deve includere la fragilità medica, quella sociale e le relative possibili discriminazioni sanitarie o ambientali. Gli schemi nazionali di assegnazione dei vaccini hanno previsto la copertura del personale sanitario, ma hanno anche permesso, in molte regioni, la vaccinazione di soggetti basso rischio. Poiché il pericolo in caso di infezione dal virus SARS-CoV-2 e gli esiti negativi per la salute è maggiore tra i gruppi sistematicamente svantaggiati come gli ultra-ottantenni o i soggetti già affetti da patologie precedenti, è necessario una programmazione prioritaria di allocazione dei piani vaccinali”.
“Infatti, secondo una ricerca pubblicata proprio in questi giorni sull’ ESC Heart Failure, una rivista della Società Europea di Cardiologia (ESC) – ha affermato il Prof. Indolfi – i pazienti con insufficienza cardiaca acuta hanno un rischio di morire doppio se colpiti dal COVID-19. In modelli multivariati, lo scompenso cardiaco è stato associato ad un’aumentata mortalità o necessità di ventilazione meccanica. Questi risultati supportano la priorità assoluta dei pazienti con scompenso cardiaco, soprattutto avanzato in classe II e III NHYA, per la vaccinazione COVID”.
“Anche i pazienti con malattia coronarica, con o senza impianto di stent, quelli con arteropatia periferica, con ipertensione polmonare, cardiopatie congenite, con trapianto cardiaco, per il loro stato di immunodepressione – ha concluso il Prof. Indolfi – sono soggetti più vulnerabili se colpiti dal Covid-19. Inoltre, nella valutazione multi-parametrica devono essere considerati l’età, il sesso le concomitanti patologie non cardiovascolari, come ad esempio i tumori, le malattie ematologiche e la dialisi”.
Si rende quindi necessaria una pianificazione sulle priorità dei piani vaccinali, considerando che alcuni pazienti anche giovani possono avere un alto rischio di mortalità e morbilità se colpiti dal Covid 19.