Sempre più spesso sentiamo parlare di selettività alimentari nei bambini, ma di cosa realmente si tratta?
I bimbi dalla nascita hanno un contatto diretto con il cibo, in questo caso il latte materno o simili, se purtroppo questo non sia disponibile. Poi mano mano si passa allo svezzamento, un periodo particolare, nel quale gradatamente vengono assaggiati diversi cibi, aggiunti di volta in volta, secondo le indicazioni del pediatra.
Cosa succede col cibo?
Dai 2 ai 6 anni si completa il processo di selettività alimentare, cioè il bimbo preferisce alcuni cibi ed esclude gli altri. Ma cosa è possibile fare per evitare di mangiare sempre gli stessi alimenti? E’ importante comunque far consumare al bimbo cibo vero, non alterazioni industriali, partendo dalla frutta e dalla verdura. Evitiamo il cibo lavorato e trasformato, ricco di zucchero e conservanti, prediligiamo ciò che la natura ci offre, mangiando il pesce, anche la carne, pasta e pane. Facciamo sperimentare i sapori forti al bambino, come quello dei cereali integrali. Dopo il primo anno di vita il bimbo deve spaziare mangiando ad esempio le uova, ma non solo, tutti gli alimenti servono, in un regime bilanciato, non dimentichiamo la cosiddetta: “carne per i nostri nonni”, ci stiamo riferendo ai legumi.
Cosa fare davanti al rifiuto dei bambini?
Non bisogna preoccuparsi e drammatizzare, perché il tutto rientra in un comportamento già previsto. I cibi rifiutati non vanno esclusi da menù familiare, ma riproposti con regolarità e una buona dose di pazienza.
Nei bambini autistici
Molto spesso si parla di selettività alimentare fra i bambini autistici, ricordiamo che 4 bambini su 1000 soffrirebbero di autismo. Il rifiuto di un gran numero di cibo sarebbe da rilevare in gusti personali, ma non solo. Si rileverebbero diversi fattori differenti oltre alle preferenze individuali.