Claudio Tobia, il “cinghiale” che ha lasciato il segno nel calcio calabrese
La notizia ha scosso il mondo del calcio italiano: Claudio Tobia, uno degli allenatori più amati e rispettati, ci ha lasciato nella notte a Terni, all’età di 80 anni. Con la scomparsa di Tobia, il calcio perde una delle sue figure più emblematiche, colui che ha lasciato un segno indelebile nelle squadre che ha allenato.
Tobia ha trascorso la sua vita calcistica tra le panchine e il campo da gioco. Cresciuto calcisticamente con il club abruzzese del Pescara, ha esordito in Serie C nella stagione 1962-63, dando il via a una carriera che lo ha visto indossare le maglie di club come Chieti, Nocerina, L’Aquila, Nardò e Palmese. Ma è stato il passaggio dalla carriera di calciatore a quella di allenatore a rendere Tobia una figura iconica nel panorama calcistico italiano.
Nel 1974, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Tobia ha intrapreso la carriera di allenatore, dimostrando subito un talento naturale per la gestione delle squadre. Ha guidato numerose formazioni tra cui Frattese, Nola, Casertana, Pescara e Nocerina, prima di attrarre l’attenzione dei grandi club.
Il suo momento di gloria è arrivato nel 1981-82 quando è stato chiamato ad Avellino come secondo di Luis Vinicio. Qui Tobia ha fatto il suo ingresso in Serie A, collezionando ben 9 panchine e regalando ai tifosi un’indimenticabile vittoria per 3-0 contro il Napoli, nella sua prima partita alla guida della squadra.
Ma è stato il suo legame con la Reggina e il Catanzaro a segnare la storia del calcio italiano. Nel 1983-84, con la Reggina, ha conquistato la promozione in Serie C1, prima di trasferirsi a Barletta e poi, nella stagione 1986-87, di condurre il Catanzaro in Serie B, un traguardo che ha reso immortale il suo nome nella città calabrese.
Dopo una breve parentesi alla Salernitana, nel 1988 Tobia è stato chiamato alla Ternana, dove ha raggiunto la promozione in Serie C1 al primo colpo, stabilendo un legame indissolubile con il club umbro. Con la Ternana, ha collezionato 124 panchine tra Serie B, Serie C1, Serie C2 e Serie D, diventando il secondo allenatore con più presenze nella storia del club. Qui, i tifosi lo hanno affettuosamente soprannominato “lu cinghiale”, testimoniando il suo impatto duraturo e la sua passione per il calcio.
Negli anni 2000, trasferitosi stabilmente a Terni con la sua famiglia, Tobia ha continuato ad allenare principalmente formazioni dilettantistiche umbre, portando avanti il suo amore per il gioco fino all’ultimo.
Con la sua scomparsa, il calcio italiano perde non solo un grande allenatore, ma anche un uomo che ha incarnato i valori di passione, dedizione e umiltà che caratterizzano il mondo dello sport. Le sue gesta rimarranno indelebili nella memoria dei tifosi e dei giocatori che hanno avuto il privilegio di condividere il campo con lui.