Dopo tre mesi di sofferenza e di astinenza, il calcio italiano ha visto alzare la prima coppa della stagione. Per di più, nella serata di ieri, il Napoli di Gennaro Gattuso ha vinto 4-2 d.c.r contro la Juventus di Sarri ed ha portato a casa il trofeo della Coppa Italia. Quest’ultimo traguardo, ha significato molto per l’allenatore del Napoli, il quale veniva da un periodo molto difficile dopo la scomparsa della sorella.
Un esempio di passione, sacrificio e attaccamento alla maglia
Nei giorni antecedenti al match di ieri, Gennaro Gattuso aveva sottolineato come, per affrontare la Juventus, questo fosse il periodo più adeguato. Ciò perché, dopo uno stop così lungo, tutte le convinzioni accumulate dall’inizio della stagione venivano meno e nessuno partiva favorito. A testimonianza di quest’ultima tesi, i bianconeri non sono riusciti, in due partite, contro Milan e Napoli, ad andare oltre lo 0-0 e ad essere lucidi, come ci avevano abituati, sotto porta. Nella serata di ieri, però, per vincere contro la Juventus, il Napoli ha usato le armi della passione, del sacrificio e dell’attaccamento alla maglia, qualità inculcategli dal proprio allenatore. E, quando si gioca in questo modo, nessun avversario sarà mai imbattibile.
Gattuso: un uomo vero
Raggiungere gli obiettivi che Gennaro Gattuso ha raccolto, da calciatore prima e da allenatore dopo, non è da tutti. Ciò perché, nella sua carriera, ha dovuto lottare sempre e, solo con la sua determinazione, partendo da Corigliano Calabro, è arrivato in alto. Ma, oltre che un grande sportivo, è un uomo vero. Per di più perché non si è mai dimenticato delle sue origini e, nei momenti di difficoltà per le società in cui si trovava, non si è mai tirato indietro, molto spesso rimettendoci anche di tasca propria.
Ieri sera, quindi, ha vinto quella Calabria che lotta, che non si arrende e che non dimentica. Grazie Ringhio!