Stadio Manè è una stella del calcio capace di coinvolgere folle di tifosi.
Il fuoriclasse africano grazie al suo talento, gode di un ingaggio davvero importante. E’ una persona altruista, infatti una buona parte del denaro guadagnato lo investe per aiutare i suoi “fratelli”, che si trovano nel lontano continente nero.
Finanza la costruzione di scuole, perfino la realizzazione di uno stadio, perché vorrebbe che gli abitanti del suo Paese di origine si evolvessero.
Un calciatore molto amato
Sadio Manè è molto amato perché cerca di aiutare più persone possibile. E nonostante la sua fama, è una persona umile.
Spesso vediamo i ragazzi immigrati giocare a calcio indossando la maglietta del Liverpool con il suo nome impresso sulle spalle. E’ molto conosciuto anche in Italia, osannato da tanti richiedenti asilo politico.
Dall’Africa all’Europa
Nasce il 10 aprile del 1992 a Sedhiou in Senegal, da una famiglia umile.
Il suo percorso sportivo inizia al Metz, in Francia per poi trasferirsi in altri Stati.
Attualmente milita nel Liverpool con 70 gol realizzati in 140 partite disputate.
Ricordiamo che gioca anche nella Nazionale di calcio Senegalese.
Caratteristiche
È un attaccante di razza, oramai una stella del Liverpool.
Nel 2019 è stato premiato col pallone d’oro africano.
La velocità è una delle sue caratteristiche più importanti, come l’abilità di saltare l’ uomo.
Attualmente risulta tra i giocatori africani più forti in attività.
I suoi capelli
Sadio ha una attaccatura dei capelli molto alta, infatti i suoi capelli spuntano dalla testa più o meno in direzione delle orecchie, quindi risulta un po’ stempiato. Ricordiamo che anche per questo motivo non viene considerato tra i giocatori più attraenti del campionato inglese.
Curiosità
Ricordiamo che nell’agosto del 2019 ha dichiarato:” Non credo negli ultimi sette anni di aver fatto una vacanza”. Quanto detto ha fatto molto riflettere sulla vita agonistica condotta dal campione. Mentalmente era sfinito per l’ennesiama stagione estiva svolta senza pause dagli impegni sportivi.
