La stagione calcistica 2020/21 verrà ricordata, inevitabilmente, anche per la variabile Covid. Quest’ultima sta contribuendo, specie nelle serie minori, anche se professionistiche come la Serie C, a rendere ancora più difficile la regolarità del campionato. Ciò perché, tra rinvii e partite giocate con gli “uomini contati”, riesce ad avere la meglio solo chi possiede la giusta forza emotiva ed economica per mettere in atto al meglio le misure anti-Covid.
Casertana-Viterbese: l’ennesima farsa che mortifica un calcio già di per sé martoriato
La partita tra Casertana e Viterbese, disputata nella giornata di ieri, è stato l’ultimo ma non meno emblematico esempio di quanto detto in precedenza. Ciò perché, i padroni di casa, con più di 15 calciatori positivi nel gruppo squadra ed altri elementi in stato febbrile, sono dovuti scendere in campo con solo otto calciatori di movimento ed il portiere. Perché è accaduto tutto ciò? Perché, come detto dal presidente della Casertana e ribadito dal capitano rossoblù Castaldo nel post gara, “si è anteposta una partita di calcio alla salute”. Ciò perché, come dichiarato dal patron rossoblù, “per il presidente della Viterbese era una partita troppo importante in chiave salvezza e c’erano anche delle spese dietro la discesa in campo dei propri calciatori”.
Che colpa ha la Lega se si presentano episodi come quello citato in precedenza?
In una situazione eccezionale come quella che stiamo vivendo, di certo, è difficile capire chi abbia la fetta più grande della colpa. Anche se, quest’ultima, soprattutto nelle circostanze come quella del match citato in precedenza, è da affibbiare alla Lega di Serie C. Per di più, avrebbe dovuto tutelare la salute di entrambe le compagini rinviando la gara. Invece, ha lasciato decidere le due squadre e, con buone probabilità, si assisterà alla venuta alla luce di un nuovo focolaio. Ciò perché, nella mattinata odierna, è stata accertata la positività di due dei tre calciatori scesi in campo, in stato febbrile, della Casertana. Quindi si poteva e si doveva fare qualcosa in più perché, quando c’è di mezzo la salute, gli interessi economici devono venire dopo. Le istituzioni preposte devono rendersi protagoniste di prese di posizione drastiche ma non punitive, senza abbandonarsi a scelte di comodo.