REGGIO CALABRIA, 18 GEN 2017 – A 23 anni di distanza dalla spietata esecuzione dei due carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, presto le indagini, volte a chiarire cosa accadde esattamente quella sera del 18 gennaio 1994 sulla corsia sud del vecchio tracciato dell’A3, potrebbero giungere ad una svolta. A chiedere ancora oggi “verità e giustizia” e lo hanno fatto anche occasione della commemorazione tenutasi questa mattina presso il cippo eretto per ricordare i due valorosi eroi dell’Arma, sono le vedove dei due appuntanti scelti. Antonia Anile e Patrizia Scanu hanno ribadito piena fiducia nel lavoro della magistratura reggina, rivolgendo un ulteriore appello al Procuratore capo Federico Cafiero de Raho.
AL MOMENTO SOLO DUE RESPONSABILI – Chi ha armato il commando omicida, chi ha dato ordine di far fuoco con estrema crudeltà? Sono ancora tanti gli interrogativi, a distanza di anni e nonostante di quel massacro unici responsabili ad oggi riconosciuti sono Giuseppe Calabrò e Consolato Villani, uomini ritenuti affiliati alla cosca reggina dei Lo Giudice. Proprio le loro recenti dichiarazioni, assieme a quelle del pentito di Cosa Nostra Gaspare Spatuzza hanno aperto un nuovo fronte nella ricostruzione dell’intera vicenda, lasciando supporre una matrice non esclusivamente ‘ndranghetistica, ma un interesse anche della mafia siciliana, dietro l’agguato teso ai due valorosi eroi, uccisi nell’adempimento del proprio dovere al termine di una giornata che li aveva visti scortare anche un gruppo di magistrati del pool antimafia di Messina diretti al carcere di Palmi per interrogare il boss messinese pentito Luigi Sparacio.
UNA STRATEGIA STRAGISTA – Una vicenda che potrebbe avere una correlazione con la strategia stragista nell’ambito della trattativa Stato-Mafia di quegli anni e rispetto alla quale, i familiari di Antonino Fava e Vincenzo Garofalo hanno strappato un’importante promessa da parte del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. “In quel periodo ci furono altri tentativi di omicidio nei confronti di militari dell’Arma: un piano di adesione a quello stragista su cui, come Procura di Reggio – ha dichiarato all’emittente televisiva calabrese Rtv, lo stesso de Raho – abbiamo lavorato e spero a breve di avere delle notizie da potervi riferire”.
“Al momento, ci sono due condannati, ma la storia giudiziaria non ci ha ancora aperto quella pagine di verità che vorremo fosse scritta”.
LA COMMEMORAZIONE – Questa mattina erano in tanti presso la “stele” realizzata nella piazzola di sosta dell’autostrada, a poca distanza dall’uscita di Scilla, più o meno in linea d’area dove 23 anni fa venivano trucidati Fava e Garofalo. Oltre alle due vedove dei valorosi carabinieri, ancora oggi a chiedere verità su quella barbara esecuzione, c’erano le massime autorità civili e militari della provincia, il Sindaco Giovanni Barone del Comune di Palmi, centro dove i due appuntanti prestavano servizio, il Presidente della Provincia Giuseppe Raffa, il Presidente della Commissione regionale Antindrangheta, Arturo Bova, rappresentanti della Prefettura e di tutte le forze dell’Ordine provinciali.
Il picchetto d’onore ha reso omaggio alla memoria di Antonino Fava e Giuseppe Garofalo e le note del “silenzio” hanno accompagnato la deposizione di una corona di alloro ai piedi della stele, presso cui a rivolgere il proprio saluto, anche il Procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho, accompagnato dal Generale Andrea Rispoli e dal Colonnello Giancarlo Scafuri, rispettivamente Comandanti della Legione Carabinieri Calabria e del Comando Provinciale di Reggio Calabria. E’ seguita, presso la cattedrale di Palmi, una messa solenne officiata dal vescovo della diocesi Francesco Milito.
Attimi di silenzio e di grande commozione, presso la stele, hanno pervaso i presenti, qui a partecipare ad un momento nella sua semplicità, comunque solenne. E oggi, nonostante il punto, teatro del duplice omicidio, del vecchio tracciato dell’A3 non c’è più, rimane ancora indelebile, scolpito nella memoria e nel cuore non solo degli appartenenti al corpo, l’eroico sacrificio degli appuntati Fava e Garofalo: valoroso esempio per tutti i cittadini che con forza si riconoscono in quei valori fondati sulla legalità, presupposto necessario per sconfiggere la ‘ndrangheta e ogni forma di malaffare.