Dalla fonte Rai News, si apprende una notizia dall’OMS. L’organizzazione avrebbe affermato che più di mezzo milione di pazienti covid-19 nei paesi a basso e medio reddito avrebbero bisogno giornaliero di cure con ossigeno.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato la Covid-19 Oxygen Emergency Task Force, in cui collaborano Unicef, Banca Mondiale e Save the Children.
“Dall’inizio della pandemia,” sottolinea l’OMS, “L’accesso all’ossigeno è stata una sfida crescente; e servono 90 milioni di dollari per soddisfare le necessità urgenti in circa 20 paesi a reddito medio e basso.”
I membri della task force stanno lavorando per assicurare forniture e il supporto tecnico.
L’ossigeno manca e i pazienti muoiono
“L’ossigeno è una medicina essenziale” ricorda l’OMS. “Nonostante sia vitale per il trattamento efficace dei pazienti covid-19 ospedalizzati; la sua disponibilità è limitata a causa dei costi, delle infrastrutture e delle barriere logistiche. Le strutture sanitarie spesso non possono accedere all’ossigeno di cui hanno bisogno, provocando inutili perdite di vite umane”.
Ci vogliono circa 12 settimane per installare un impianto di ossigeno ospedaliero; e ancora meno tempo per convertire i sistemi industriali di produzione di ossigeno in una rete di livello medico.
Ma in Paesi come il Brasile e la Nigeria, e in altre nazioni meno popolose e più povere, la decisione di affrontare finalmente l’inadeguatezza delle forniture è stata presa solo il mese scorso; dopo che gli ospedali sono stati sopraffatti e i pazienti hanno iniziato a morire.
Famiglie costrette a ricorrere al mercato nero
“Il divario nella disponibilità di ossigeno medico è una delle questioni di equità sanitaria che definiscono della nostra epoca”, asserisce Peter Piot, direttore della London School of Hygiene & Tropical Medicine, che ha raccontato a Associated Press di essere sopravvissuto a una grave infezione da coronavirus grazie all’ossigeno che ha ricevuto. I medici in Nigeria controllano ansiosamente il traffico da cui dipendono le consegne di ossigeno che spesso rimangono imbottigliate nelle strade bloccate di Lagos. Le famiglie disperate dei pazienti in molte parti del mondo sono costrette a rivolgersi al mercato nero; mentre i governi intervengono solo dopo che gli ospedali hanno raggiunto i limiti del collasso.
Paesi che stanno perdendo vite salvabili
In particolare sono 25 i Paesi che attualmente segnalano picchi di domanda, la maggior parte in Africa, tra cui Malawi, Nigeria. Una fornitura che era già limitata prima del covid-19 ed è stata aggravata dalla pandemia. Unitaid e Wellcome daranno un contributo immediato fino a 20 milioni di dollari in totale per la risposta all’emergenza. Mentre le esigenze urgenti di altri Paesi saranno misurate e valutate nelle prossime settimane. “L’ossigeno,” spiega Henrietta Fore, direttrice esecutiva di Unicef, “È un semplice intervento medico che scarseggia per troppe persone nel mondo. La pandemia covid-19 ha preso questa grave e preesistente carenza e ne ha fatto un’emergenza in piena regola. Ma affrontare la carenza di ossigeno non aiuterà solo nel trattamento del covid-19 in Paesi che stanno perdendo troppe vite salvabili. Aiuterà, infatti, anche a migliorare i sistemi sanitari a lungo termine e oltre la pandemia, rendendo disponibile l’ossigeno per i molti neonati che ne hanno bisogno per sopravvivere”.
L’ossigeno salva la vita
Nel corso dell’ultimo anno, aggiunge Paul Schreier, chief operating officer di Wellcome Trust, fondazione dedicata al finanziamento della ricerca per migliorare la salute, “abbiamo compiuto progressi fondamentali nel fornire cure e trattamenti salvavita ai pazienti covid. Ma l’accesso globale ai progressi rimane diseguale”. “L’ossigeno salva la vita”, conclude Mike Ryan, direttore esecutivo del programma per le emergenze sanitarie dell’OMS, “E la Oxygen Taskforce aiuterà a promuoverne la disponibilità per i pazienti attraverso ulteriori innovazioni, finanziamenti e aumento della capacità produttiva”.