«Il Consiglio Comunale di Catanzaro, nella sua ultima seduta, si è finalmente occupato, sia pure non con il necessario e dovuto approfondimento, di quello che considero il tema prioritario nell’agenda politica ed economica del capoluogo di Regione: l’accorpamento delle due aziende ospedaliere Pugliese/Ciaccio – Mater Domini». È quanto scrive in una nota diffusa alla stampa Arturo Bova, consigliere regionale – e Presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria – che ne nelle scorse settimane ha depositato una proposta di legge per l’integrazione tra le due aziende sanitarie. Da allora, la proposta non è stata inserita nella discussione politica delle Commissioni del Consiglio regionale.
«La richiesta del sindaco Abramo in merito all’immediata calendarizzazione della proposta di legge sull’integrazione che ho presentato – prosegue Bova – ha di fatto, scaricato sul Presidente della Giunta regionale Mario Oliverio l’onere di sollecitare l’avvio della discussione nell’aula del Consiglio Regionale e al contempo le colpe di un eventuale naufragio dell’accorpamento».
E sottolinea: «Sebbene Abramo non possa far finta di non essere sindaco di Catanzaro da circa un ventennio – con tutte le responsabilità politiche che ne conseguono tanto sul tema dell’integrazione, quanto in parecchi aspetti dell’amministrazione della città capoluogo di regione -, non posso che plaudire a questo scatto di reni, a questo rinnovato orgoglio catanzarese. Perché il futuro del panorama sanitario catanzarese e calabrese ha carattere di assoluta urgenza e il mancato avvio della discussione rischierebbe di diventare un fatto di assoluta gravità per il futuro della città di Catanzaro che, così, perderebbe centinaia di milioni di euro già stanziati per la costruzione del nuovo ospedale e per la conversione del Pugliese a Casa della Salute».
«È per questo motivo – spiega Bova – che lo scorso 12 giugno ho spinto sull’acceleratore e ho depositato nella segreteria del Consiglio Regionale la proposta di legge n. 348. Da allora, però, la stessa è rimasta ferma, immobile, sulla scrivania del presidente della Commissione Sanità, Michelangelo Mirabello che, a tutt’oggi, non ha programmato la discussione. Ho scritto anche a lui, l’ho sentito telefonicamente più volte, e mi era stata assicurata l’imminente calendarizzazione del testo di legge. Cosa che, però ad oggi, non è mai avvenuta. Inspiegabilmente, direi. Perché – sottolinea ancora Bova – non esiste alcuna plausibile ragione per non accelerare sulla integrazione delle due aziende ospedaliere. Catanzaro diventerebbe hub sanitario tra i più importanti del Sud Italia, Catanzaro avrebbe milioni e milioni di euro di contributi ministeriali per l’adeguamento delle strutture, Catanzaro avrebbe nuovi posti di lavoro in ambito sanitario. Senza considerare le potenzialità di incremento della qualità nell’offerta sanitaria che si tradurrà in un concreto beneficio per tutti i calabresi. Verrebbe meno solo qualche posto da primario e da vice primari».
«Mi auguro – e non voglio nemmeno pensare – che sia domino di poltrone a bloccare tutto in chissà quali stanze segrete. Il commissario Scura, il delegato del Presidente Oliverio, Franco Pacenza, il Rettore Giovambattista De Sarro, il dg del Pugliese Panella, gli altri consiglieri regionali, sanno bene – perché l’ho detto a voce alta e senza fare sconti a nessuno nel corso delle diverse riunioni avute nei mesi scorsi -, che qualcuno vuole giocare la partita su tavoli terzi, dove forse si fanno gli interessi delle lobby (segrete?) della sanità e non certo quelli della città capoluogo di regione, dei suoi cittadini e della Calabria intera».
«È tempo di dare risposte – conclude Bova –. È tempo che la maggioranza di cui faccio parte dia risposte alla città di Catanzaro. Si programmi la discussione della mia proposta di legge, si porti la discussione in aula. Il dibattito avverrà sotto gli occhi e il controllo costante dei calabresi tutti e della Sanità nazionale. Ove si attendesse ulteriormente, il caso sarà portato anche all’attenzione della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti. Dopo 20 anni di tira e molla, di nulla di fatto, di affossamento della Sanità calabrese, qualcuno dovrà pur fare chiarezza e qualcuno sarà chiamato a rispondere in tutte le sedi dei danni fatti ai calabresi»