Un cardiochirurgo calabrese e l’heart team di anthea hospital eseguono per la prima volta in italia un intervento ibrido innovativo per la sostituzione della valvola mitralica
Un intervento di cardiochirurgia innovativo ha avuto successo per la prima volta in Italia presso l’Anthea Hospital di Bari, segnando un passo fondamentale nella cura dell’insufficienza mitralica. La paziente, una donna di 82 anni, è stata trattata con una tecnica ibrida mai utilizzata prima, che ha permesso di sostituire la valvola mitralica senza il rischio di un intervento tradizionale troppo invasivo.
L’insufficienza mitralica è una delle patologie cardiache più comuni tra gli anziani, con circa il 10-15% degli ultra 75enni che ne soffre in forma moderata o grave. Quando la valvola mitralica non si chiude correttamente, si verifica un reflusso di sangue nell’atrio sinistro, portando a un progressivo deterioramento della funzione cardiaca. L’intervento, realizzato da un team di esperti in cardiochirurgia ed emodinamica, ha rappresentato una sfida significativa: la paziente, che aveva già subito diversi interventi cardiaci, presentava un quadro clinico complesso, aggravato dalla calcificazione della valvola mitralica e dell’anello valvolare, che rendeva impossibile un trattamento con i metodi tradizionali.
Il team di specialisti, guidato dal prof. Giuseppe Nasso, responsabile della cardiochirurgia presso l’Anthea Hospital, e dal dott. Gaetano Contegiacomo, capo dell’Emodinamica e Cardiologia Interventistica, ha messo a punto una strategia chirurgica unica, combinando due tecniche tradizionali in un solo intervento. La novità consiste nell’uso di un impianto percutaneo della valvola mitralica MyVal tramite una procedura ibrida, che ha previsto l’utilizzo combinato di un accesso trans-femorale e un supporto trans-apicale.
Il MyVal è una valvola biologica espandibile tramite palloncino, progettata per essere introdotta attraverso arterie di calibro ridotto, riducendo i rischi e migliorando la precisione dell’impianto. La valvola è stata posizionata con estrema delicatezza, utilizzando una “teleferica” creata da due guide unite chirurgicamente, che ha consentito un posizionamento preciso senza necessità di incisioni invasive sul torace.
Un aspetto cruciale di questa operazione è stato che è stata eseguita senza l’ausilio della macchina cuore-polmoni, utilizzando solo una blanda anestesia locale, il che ha ridotto al minimo il rischio di complicazioni e ha permesso alla paziente di recuperare rapidamente. Dopo l’intervento, la paziente è stata estubata immediatamente e dimessa dopo soli cinque giorni, un risultato sorprendente per un intervento di tale complessità.
“Il nostro approccio innovativo ha ridotto notevolmente il rischio per la paziente, che sarebbe stata altrimenti inoperabile con le tecniche tradizionali. Abbiamo potuto intervenire in modo mininvasivo, riducendo al minimo le complicazioni post-operatorie e favorendo una rapida ripresa” ha spiegato il prof. Nasso.
L’innovazione in questo intervento non riguarda solo la tecnologia utilizzata, ma anche la capacità di pensare fuori dagli schemi. L’uso della valvola MyVal, combinato con l’approccio ibrido, ha aperto nuove possibilità per il trattamento di pazienti che, a causa delle loro condizioni di salute, sono considerati troppo fragili per un intervento invasivo.
Secondo il dott. Contegiacomo, la chiave del successo è stata la perfetta coordinazione tra le diverse figure professionali coinvolte, dal cardiochirurgo al cardiologo interventista, creando una sinergia che ha permesso di realizzare un intervento sicuro e altamente efficace.
L’insufficienza mitralica può essere trattata sia con la riparazione che con la sostituzione della valvola, a seconda della gravità del danno e delle condizioni del paziente. In alcuni casi, come quello della paziente trattata a Bari, la sostituzione diventa l’unica opzione percorribile, ma solo con tecniche mininvasive per ridurre il rischio chirurgico. Le protesi biologiche, come quella utilizzata in questo caso, offrono il vantaggio di non richiedere terapia anticoagulante, sebbene abbiano una durata limitata nel tempo.
La procedura eseguita all’Anthea Hospital segna un passo importante nella medicina cardiovascolare, dimostrando come l’innovazione e la collaborazione tra diverse discipline possano portare a soluzioni rivoluzionarie per migliorare la qualità della vita dei pazienti. Come ha sottolineato il prof. Giuseppe Speziale, direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’ospedale, “Il progresso scientifico ci mette a disposizione tecnologie straordinarie, ma è la capacità di utilizzarle in modo innovativo che fa davvero la differenza.”
L’innovazione non si limita solo alla tecnologia, ma include anche l’approccio umano alla medicina, che tiene conto delle esigenze specifiche di ciascun paziente, restituendo loro una qualità di vita migliore anche dopo interventi complessi.