Collettivo Azadi: «Unical, la nostra fase 3: un campus a misura di tutti e tutte»

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Unical, Collettivo Azadi

Collettivo Azadi: “giovedì 11, dalle ore 15 torniamo simbolicamente a rivivere gli spazi del nostro campus e invitiamo tutta la comunità studentesca un zona a partecipare.

Lo faremo ovviamente con tutti gli accorgimenti necessari, per far emergere i tratti di un’università diversa, con momenti di studio, socialità e confronto tra studenti e docenti, nella quale tornare ad essere protagonisti della vita culturale e sociale, aperta, e soprattutto realmente accessibile a tutti e tutte, nessuno escluso!”.

“Gli ultimi mesi, come tutti noi sappiamo, sono stati tristemente caratterizzati dall’emergenza Covid-19. Per troppo tempo,– dichiara il collettivo Azadi – siamo stati costretti a resistere alla voglia di vederci, incontrarci, guardarci, di tornare a calpestare quel ponte che così tanto ci manca. Di ascoltare ed interagire con i nostri docenti, in un campus che vorremmo ritornasse attivo”.

Gli invisibili

“Non ci è sfuggito – sottolinea il collettivo – in questo periodo l’assordante silenzio delle istituzioni e dei soggetti che, a vario titolo e a più livelli, avrebbero dovuto mettere al centro della loro agenda, tra i tanti temi, anche le sorti del mondo dell’istruzione e delle sue componenti. Gli studenti e le studentesse – nel dibattito istituzionale che ha caratterizzato questo periodo emergenziale – sembrano essere diventati i nuovi “invisibili”.

“Abbiamo infatti – continua a dichiarare il collettivo Azadi – assistito ad innumerevoli cambiamenti in tutto ciò che riguarda la nostra vita, e molti altri ancora se ne prospettano. Prima tra tutte la questione della didattica a distanza appunto, mezzo che difatti elimina assolutamente ogni contatto, ogni momento di confronto, ogni rapporto studente-docente-studente, che potrebbe causare enormi cambiamenti sociali ed economici nella vita stessa di studenti e studentesse“.

La didattica a distanza

“La didattica a distanza, – si legge nella nota del collettivo – d’altronde, ha già mostrato i suoi enormi limiti escludendo intere fasce di studenti meno abbienti dal diritto allo studio. Secondo i dati ISTAT, infatti, il 47% delle famiglie calabresi ad esempio non ha un PC o un tablet e ancora meno sono le famiglie che riescono ad avere un dispositivo simile per ogni componente del proprio nucleo familiare. Non dimentichiamo poi che siamo una delle regioni che ancora soffre maggiormente per il divario digitale e sono molte le famiglie che non possono avere una connessione ad internet stabile e adeguata per far fronte ai requisiti imposti dalla didattica a distanza. Quale sarebbe, quindi, se si mantenesse questo modello, il destino degli studenti, specialmente nelle regioni del sud, ritenute più povere?“.

Il punto di vista del collettivo

“Volgendo in generale – prosegue il collettivo Azadi – lo sguardo allo stato di salute del sistema dell’istruzione non si può non rilevare come le università pubbliche, nonostante i recenti finanziamenti previsti nell’ultimo “DL rilancio”, con l’aggravarsi della crisi dovuto all’emergenza Covid, rischino di divenire luoghi sempre più “esclusivi”.

Facendo ricadere sui singoli studenti e/o le loro famiglie la responsabilità economica della propria istruzione. Costringendoli a pagare di tasca propria dispositivi e connessioni internet al fine di non rimanere esclusi da ciò che ormai, sempre più solo sulla carta, è l’università pubblica”.

Sono anni infatti che vediamo i nostri atenei – si legge ancora nella nota – arrancare per raccogliere briciole di finanziamenti pubblici, vediamo contrarre l’offerta didattica, chiudere corsi di laurea e diminuire il numero di immatricolazioni a fronte di un costante aumento della tassazione, specialmente nelle regioni del sud Italia.”

“Consapevoli che le conseguenze economiche di questa pandemia avranno ulteriori pesanti ripercussioni sulla possibilità per molti e molte di poter proseguire o iniziare gli studi, – dichiara il collettivo Azadi – come studenti, studentesse e docenti dell’Unical chiediamo perciò che vengano date chiare linee guida per la ripresa dell’anno accademico in presenza, con tutte le norme di sicurezza. Nell’ultimo decreto del rettore si disponeva che l’Università restasse chiusa fino al 14 giugno, cosa succederà dal 15 in poi?”.

Le richieste del collettivo Azadi

“Chiediamo all’Università della Calabria l’allargamento della No Tax Area per garantire un’istruzione universitaria anche a tutte quelle fasce della società che sono state fortemente colpite dall’emergenza Covid e non hanno la possibilità di accedere agli studi.

Inoltre, – si legge nella nota del collettivo – numerose difficoltà sono insite nella didattica online, nel sostenere esami e nel proseguire il proprio percorso accademico in questo momento emergenziale. Crediamo sia fondamentale permettere a tutti e tutte coloro che ne hanno diritto di poter ricevere la borsa di studio con un abbassamento dei requisiti di merito necessari per poter ottenere quest’ultime, ed inoltre includere gli esami sostenuti a settembre nel conteggio dei crediti utili per poter ottenere la borsa di studio”.

Abolizione ultima rata

“Chiediamo – conclude infine il collettivo Azadi – l’abolizione dell’ultima rata della tassazione per l’anno in corso, agevolazioni sui trasporti, e un finanziamento maggiore del sistema bibliotecario. Chiediamo il rimborso dei servizi di mensa e alloggio non utilizzati dai beneficiari di borsa di studio. E la concessione di un rientro agli studenti fuorisede presso i loro alloggi.

Così da poter quantomeno usufruire della connessione internet dell’ateneo, con ingenti investimenti. E misure che realmente permettano agli studenti di accedere al loro diritto allo studio. Senza dover necessariamente andare alla ricerca di lavori instabili, sottopagati, precari e, nella maggior parte dei casi, in nero. Rompiamo il silenzio, costruiamo un Campus per tutti e tutte!“.