Emergenza incendi, Tansi: “Bisogna inasprire le pene” (VIDEO)

La Calabria “va a fuoco”: gli incendi non si fermano e sono stati migliaia gli interventi dei  Vigili del fuoco in questi giorni sul territorio regionale per gli incendi boschivi e di vegetazione.

La flotta aerea sta producendo uno sforzo eccezionale e il corpo dei Vigili fuoco ha messo a disposizione decine di canadair e elicotteri, utilizzando in parte mezzi provenienti dal corpo forestale e in parte mezzi propri.

Ma, grazie al lavoro dei Vigili del fuoco, degli uomini di Calabria Verde e con l’ausilio della Protezione Civile, si va verso la normalità.

Il responsabile della Protezione Civile Calabria, Carlo Tansi in queste ore si interroga sulle cause degli incendi e sui metodi per intervenire e prevenire gli incendi dolosi. Per il responsabile della Protezione Civile cCrisi idrica e criminalità sono, dunque, i nemici da combattere. “Bisogna intervenire inasprendo le pene” afferma Tansi ai microfoni di CalabriaMagnifica.it

 

 

Le cause naturali che possono scatenare un incendio boschivo sono estremamente rare. 

La presenza di una gran quantità di combustibile, la vegetazione, e di comburente, l’aria, non basta da sola a provocare il fuoco. Quello che manca, in un bosco, è il calore necessario per una reazione chimica a catena. I roghi, quando non dipendono da irresponsabilità o distrazione, sono quasi tutti dolosi, ossia appiccati con l’intenzione di radere al suolo la vegetazione. In parte si spiegano con la tradizione agropastorale che considera il fuoco un mezzo per procurarsi nuovo pascolo o, nel caso dei contadini, per rigenerare la fertilità del terreno.

Nel resto dei casi, l’incendio doloso si lega quasi sempre a interessi speculativi legati all’edilizia, ma non solo: in alcune regioni il numero di incendi crea o conferma assunzioni di operai forestali precari. Non raramente è capitato che ad accendere un rogo siano stati proprio coloro che erano pagati per spegnerlo. Già nel 2001 il Sisde denunciava la responsabilità degli stagionali in Sicilia, la pattuglia più folta con oltre 30.000 addetti sui 68.000 del totale nazionale.

Il 2007 è stato l’annus horribilis per i boschi italiani con oltre 10.000 incendi.

Al fenomeno degli incendi dolosi l’Italia è storicamente vulnerabile ma negli ultimi anni ha aumentato le difese.

Grazie a una campagna di sensibilizzazione e a una miglior organizzazione dell’apparato antincendio della Protezione civile e delle Regioni, gli interventi spesso evitano il peggio.

Gli strumenti principali per frenare la devastazione delle aree protette restano però l’applicazione di leggi per evitare la speculazione sulle aree incendiate, il rafforzamento dei divieti e l’istituzione del catasto regionale delle aree attraversate dal fuoco.

Emergenza incendi 2017: il dossier di Legambiente con numeri, dati e analisi sui ritardi regionali e nazionali.
Da metà giugno ad oggi sono 26.024 gli ettari di superfici boschive andati in fumo, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016.
Oltre alla variabile clima, dietro i roghi c’è soprattutto la mano pesante di ecomafiosi e piromani.
La Sicilia la regione più colpita con 13.052 ettari distrutti dal fuoco, Fiamme anche nelle aree protette sempre più nel mirino degli ecocriminali a partire dal Vesuvio.
Poca prevenzione e controlli, nella gestione roghi troppi ingiustificati ritardi a livello regionale e nazionale con una macchina organizzativa lenta e poco efficiente e conseguenze disastrose sull’ambiente
Le Regioni in forte ritardo nel varare il piano antincendio boschivo (AIB). Campania e Lazio non lo hanno ancora approvato, Sicilia e Calabria lo hanno fatto solo in parte.
Il Governo in ritardo sui decreti attuativi. Due i parchi con i piani antincendio scaduti
Legambiente: “Gli incendi sono prevedibili. Governo, Regioni e Comuni si assumano le proprie responsabilità e assolvano ai già troppi ritardi accumulati fino ad ora. Più prevenzioni e controlli con la legge sugli ecoreati e si definisca una politica di adattamento ai cambiamenti climatici”