Un confronto sul giornalismo nell’epoca del web che alla fine ha messo tutti d’accordo: cambiano gli strumenti di distribuzione delle notizie ma ciò che non può cambiare è la professionalità del giornalista, il quale deve attenersi alle regole deontologiche che caratterizzano una professione che si evolve ma che resta fondamentale per la democrazia.
“Le parole dell’informazione” è stato il titolo del nuovo evento culturale del Festival d’Autunno che, nella sala del Consiglio provinciale di Catanzaro, ha messo intorno al tavolo alcuni professionisti della comunicazione, fornendo al pubblico strumenti utili per “orientarsi tra tutte le notizie dalle quali ogni giorno siamo sommersi”. Lo ha detto, nella sua introduzione, il direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce, la quale ha ricordato come sia necessario “che i lettori siano più consapevoli sui contenuti e sulle fonti delle informazioni”.
A moderare gli interventi, il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, che ha prima sottolineato il valore delle parole, indissolubilmente legate all’attività giornalistica, per poi passare brevemente in rassegna quelle scelte per il dibattito: social, tempestività, fake news, verifica, deontologia.
“Spesso assistiamo a un uso distorto delle parole – ha affermato – e in questo una grande mano, in negativo, la danno i social. Ecco perché, pur essendo una straordinaria risorsa per il reperimento delle notizie, è necessario saperli maneggiare con cura”. Sulla tempestività Soluri ha spiegato che l’avvento del web ha accentuato la velocità di trasmissione delle informazioni ma “questo ha causato spesso l’assenza di un’analisi approfondita dei fatti”. Così come ha comportato una maggiore diffusione delle fake news. “Per questo – ha spiegato – è necessario che l’utente si rapporti con testate giornalistiche credibili che abbiano una organizzazione seria”. Collegato al tema delle “bufale” quello della “verifica”. Il Presidente dell’Ordine ha ricordato che per il giornalista la verifica è un obbligo, così come il rispetto della deontologia, di quelle regole, scritte e non, che devono caratterizzare la professione.
Il giro degli interventi lo ha cominciato Davide Lamanna, il quale si è voluto soffermare sulla parola social. “Oggi attraverso i media sociali abbiamo un riscontro immediato di ciò che piace al pubblico. Il rischio – ha detto – è che la notizia molto condivisa detti l’agenda della redazione, un po’ come avviene con lo share in tv. Il pericolo su cui occorre restare vigili è che si finisca per dare importanza più alla ‘pancia’ della gente che alla testa del giornalista”.
Danilo Monteleone ha invece sottolineato come l’uso distorto dei social può determinare un’emergenza democratica, auspicando che “si ritorni ad andare in fondo a una notizia, la si verifichi, la si approfondisca”.
Edvige Vitaliano, dal canto suo, ha tracciato un po’ la storia delle fake news, ricordando come non sia un fenomeno recente quello delle bufale. Ha poi evidenziato, per un’informazione corretta, il lavoro insostituibile delle redazioni “unici luoghi dove si costruisce la coscienza di questo lavoro”.
Dell’importanza di una carta stampata che sappia ripensare al suo ruolo ha parlato Antonio Ricchio: “Si resta sul mercato, se si cambia veste rispetto al web”. Soffermandosi sulle fake news ha detto che l’unica soluzione è “puntare su giornalisti professionisti che sappiano scrivere e verificare le notizie, le fonti e l’attendibilità, anche rispondendo all’esigenza di tempestività che il web richiede”.
Una testimonianza di cosa significhi essere giornalista è stata quella che ha tracciato Enzo Cosentino il quale, tra il racconto di vecchi aneddoti e qualche frecciatina al mondo dei social, ha incentrato il suo ragionamento sulla necessità di rispettare la deontologia professionale, qualsiasi sia la forma di giornalismo che si pratichi. “La deontologia – ha affermato – devi sentirla dentro di te, cercare di praticarla e farla praticare”.
Il giro degli interventi lo ha concluso Alessandro Manfredi il quale, provocatoriamente, ha auspicato l’emanazione di una legge che impedisca di fare informazione sul web. “Siamo ossessionati dai numeri perché i numeri portano la pubblicità e questo non è un bene per la qualità del nostro lavoro”. Critiche le ha rivolte anche ai nuovi lettori che, a suo avviso, si accontentano di un’informazione rapida e poco approfondita. E se Manfredi sogna un ritorno al giornalismo di un tempo, Antonietta Santacroce, nelle sue conclusioni, ha affermato come sia impensabile tornare indietro. Per questo la priorità è quella di formare utenti che sappiano utilizzare nel migliore dei modi il web, insegnandolo ai più giovani affinché sappiano essere capaci di porsi in modo critico di fronte a ciò che leggono.
Il lungo viaggio intrapreso dal Festival d’Autunno nel mondo della parola proseguirà con un appuntamento dedicato alla radio. Mercoledì 23 ottobre, alle ore 18:30, il Museo del Rock ospiterà Gianfranco Valenti, autore e conduttore Rai Radio 2 e docente di “Tecniche dell’intrattenimento radiofonico” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.