Le sculture e le tele che costituiscono il patrimonio della mostra permanente del Museo Marca di Catanzaro hanno fatto da cornice alla presentazione – prima nazionale – del nuovo libro di Alfred Lenarciak. Si intitola “Profezia dell’aquila di Napoleone” ed è un romanzo storico, in chiave moderna, che lega le vicende della famiglia Ferri, casata baronale di Santa Caterina sullo Ionio, alla teorizzazioni filosofiche di Tommaso Campanella. Un testo che da lunedì si potrà prenotare su tutti i siti delle principali case editrici italiane e che, in esclusiva per il Festival d’Autunno, è stato illustrato a Catanzaro, nell’ambito di un cartellone che, dopo la sessione estiva, propone una serie di appuntamenti culturali fino al prossimo 17 novembre. E’ toccato al direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce, introdurre l’autore ringraziando, in precedenza, la Provincia di Catanzaro e la Fondazione Guglielmo per aver concesso la sala museale. «Questo perché – ha spiegato – abbiamo voluto che gli eventi fossero ospitati nelle location più belle e culturalmente significative della nostra città, in particolare chiese e musei, affinché gli stessi catanzaresi conoscano meglio la nostra storia, a volte sottovalutata. Del resto si tratta di appuntamenti che hanno un denominatore comune: riscoprire e valorizzare l’identità calabrese, proprio come fa il romanzo di Lenarciak».
LENARCIAK: L’AMORE PER LA SCRITTURA E PER LA CALABRIA
Quest’ultimo ha ripercorso le tappe più significative prima del suo rapporto con la scrittura; poi del suo amore per la Calabria.
«Ho esercitato la mia professione di ingegnere per 27 anni. Quindi – ha raccontato – ho avuto l’opportunità di dedicarmi alla ricerca e allo scrivere: son venuti fuori sette libri di cui sei pubblicati e in distribuzione in oltre quaranta paesi del mondo. Relativamente al mio arrivo in Calabria – ha proseguito – non ci sono giunto da turista. In un’aula di un’università francese incontrai lo sguardo di una bellissima ragazza, Barbara Ferri. Aveva madre transalpina e papà calabrese. Ci innamorammo. Era il 29 marzo 1984. Un anno dopo ci sposammo e il nostro viaggio di nozze fu proprio in Calabria. Una regione della quale non avevo mai sentito parlare se non dalla stessa Barbara la quale mi raccontò come fosse stata una terra di cultura molto prima che altre regioni italiane. Facemmo visita alla proprietà dei nonni a Santa Caterina sullo Ionio: era stata devastata dagli incendi di due anni prima. Bastò poco per capire che avremmo dovuto ricostruire quei luoghi della memoria. E non per farne un’attività produttiva ma un posto in cui trascorrere il nostro tempo libero lontano dalle megalopoli. Siamo molto felici di averlo fatto». Il libro prende le mosse da un incontro con il nonno di Barbara, l’unica nipote ad essere nata in Calabria, l’unica a parlare l’italiano. Dal racconto dell’anziano quasi novantenne si snoda un intreccio per certi versi autobiografico, per altri basato sulla scoperta di alcuni documenti che, ha affermato Lenarchiak, «avremmo potuto esporre e che invece ho utilizzato per scrivere questo romanzo».
IL “PROFETA” GALILEO E LE NUOVE PROFEZIE DA RINTRACCIARE
Tra questi, quelli relativi al filosofo calabrese, Tommaso Campanella, che ha trascorso 27 anni in prigione perché considerato eretico. «Mi sono chiesto se Campanella, che ereditò da Galileo la passione per l’astronomia, potesse essere considerato un profeta. E non si può che rispondere positivamente. Il cardinale Richelieu lo chiamò addirittura a Parigi perché predicesse il futuro di Luigi XIV. E non solo Campanella lo denominò per primo “Roi soleil”, quanto anticipò al mondo che la dinastia del “Re sole” si sarebbe estinta nel giro di due secoli, cosa che avvenne con la decapitazione di Luigi XVI. Perché – si chiede Lenarciak – non cercare di interpretare altro negli scritti di Campanella arrivando a predire qualche fatto importante che potrebbe accadere?».
Un interrogativo che resta aperto. Perché l’autore fa solo qualche breve accenno all’aquila menzionata nel titolo, ricordando che è un simbolo biblico, che era già presente nelle effigi militari degli antichi romani. Ma non si spinge oltre «in quanto – dice – non bisogna togliere il gusto alla lettura». Anche se in qualche passaggio la profezia sembra legata a un capovolgimento degli equilibri di carattere religioso, con il sopravanzare dell’Islam a scapito del Cristianesimo. Circostanza che è emersa anche in alcuni passi magistralmente letti da Salvatore Venuto, attore del Teatro di Calabria “Aroldo Tieri”, che ha saputo interpretare con grande efficacia le pagine più intriganti del romanzo. A lui va il merito di aver creato quel senso di attesa e quella voglia di leggere il testo “tutto d’un fiato” che chi ha letto il libro ha confermato.
L’incontro ha dimostrato che chi non è nato in questa regione può forse innamorarsi ancora più visceralmente della Calabria di come sarebbe più logico pensare lo facesse un calabrese. Un amore che si traduce in ricerca se è vero che Lenarciak non ha finito di studiare e tra qualche tempo saranno pronte nuove pubblicazioni tra le quali una storia sconosciuta su Pitagora.
GIOVEDI’ 28 SETTEMBRE L’ODISSEA IN CALABRIA RACCONTATA DA ARMIN WOLF
Il Festival proseguirà il prossimo giovedì 28 settembre con un altro incontro dedicato all’identità calabrese. Ospite sarà lo storico di fama internazionale Armin Wolf, autore del testo “Ulisse in Italia. Sicilia e Calabria negli occhi di Omero”. A intervistarlo il giornalista Mssimo Tigani Sava il quale porrà l’accento sull’avventuroso viaggio nel Mediterraneo di Ulisse, dal Tirreno allo Ionio, che lo vide naufrago lungo l’Istmo di Catanzaro
Tutti gli eventi inseriti in cartellone sono consultabili sul sito ufficiale del Festival all’indirizzo www.festivaldautunno.com o sull’App scaricabile gratuitamente