Festival d’Autunno: presentato il libro di Armin Wolf

FESTIVAL D'AUTUNNO

Ulisse attraversò a piedi l’istmo di Catanzaro. Dalla foce del fiume Amato a quella del fiume Corace. E’ naufragato nel Golfo di Lamezia ed è ripartito, per Itaca, dal Golfo di Squillace. Lo ha dimostrato, con uno studio dell’Odissea durato circa sessant’anni , il professore Armin Wolf, storico ed archeologo di fama mondiale che in anteprima nazionale ha presentato, in un nuovo appuntamento del Festival d’Autunno, il suo libro “Ulisse in Italia. Sicilia e Calabria negli occhi di Omero”  edito da Local Genius. La sala conferenze del Complesso Monumentale  del San Giovanni si è rivelata troppo piccola per ospitare le centinaia di persone accorse per ascoltare le ragioni che hanno portato Wolf a identificare la Terra dei Feaci con l’Istmo di Catanzaro. Una rivelazione che, come ha sostenuto introducendo la serata il direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce, “ha delle conseguenze storiche importantissime ma anche dei risvolti turistici straordinari  per la nostra regione. Ecco perché questo incontro – ha aggiunto – vede la presenza di alcuni amministratori locali con i quali vorrei che ci si interrogasse su come si possa valorizzare la nostra storia facendone uno strumento di sviluppo turistico, culturale ed economico”.

RISCOPRIRE LA PROPRIA IDENTITA’ PER DIVENTARE COMUNITA’

Una tesi condivisa dal vicepresidente della Regione Calabria, Antonio Viscomi, il quale ha sostenuto che il problema della Calabria non è il denaro che manca ma l’assenza di un’identità. “Noi calabresi non siamo comunità – ha detto – e fino a quando non riscopriremo a fondo le nostre radici non riusciremo ad esserlo. Ci serve non pensarci singoli ma in chiave territoriale. Cultura non è solo un’esperienza individuale: deve diventare lievito per la nostra regione e non una forma di narcisismo di chi si parla addosso. Dico grazie a Massimo Tigani Sava per il suo lavoro costante  di recupero delle radici calabresi; grazie ad Antonietta Santacroce per gli eventi culturali che organizza sempre con grande successo; grazie al professore Wolf per il suo amore per la Calabria”.

Presente anche il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo,  secondo il quale il professore Wolf, con la sua opera, “sta sostenendo la grande tradizione culturale della nostra terra che deve saperla rivalutare perché sul turismo si giocherà il futuro della regione. Si prevede – ha affermato  – che nei prossimi anni ben tre miliardi di persone gireranno l’Europa. Dunque questa è una grande possibilità.  E’ necessario sviluppare un progetto che metta in rete tutte le ricchezze della nostra Calabria. La parola chiave deve essere concertazione.

Le ricerche di Armin Wolf consegnano un ruolo fondamentale al Comune di Tiriolo che coincide, nell’Odissea, con la reggia di Alcinoo. “Ecco perché – ha affermato il sindaco  Domenico Greco – a Wolf è stata conferita due anni la nostra cittadinanza onoraria. Del resto è una di quelle personalità che ha portato Tiriolo ad avere una visibilità internazionale. E i ritrovamenti archeologici degli ultimi anni rafforzano ancora di più l’idea di un paese che ha una storia antica e da valorizzare”.

“GLOBALE” VA BENE SE SI PRESERVA IL “LOCALE”

E’ toccato a Massimo Tigani Sava, giornalista ed editore, illustrare le motivazioni che lo hanno portato a pubblicare in italiano il testo di Wolf : “Ulisse siamo tutti noi – ha sostenuto – e l’Odissea è un libro attualissimo. E’ stato il primo romanzo della storia dell’umanità che ci ha raccontato di un uomo con tutte le sue debolezze”. Tigani ha ringraziato Antonietta Santacroce per aver fortemente voluto nel cartellone del Festival questo evento e ha spiegato la filosofia che sta alla base di LocalGenius, nato nel 2012 “dalla considerazione che il mondo globale può essere, da un lato,  un mostro che tutto uniforma; ma dall’altro  la globalizzazione può rappresentare una grandiosa opportunità se non la subisci soltanto. La cultura non deve essere un gioco accademico: oggi è diventata economia. E’ necessario ricercare la propria identità : solo così si possono avviare serie azioni di marketing territoriale che possono essere davvero vincenti”. Tigani ha quindi definito Wolf “un genio della storiografia”, capace di inventare un “metodo storico che è sfociato in un modello scientifico”.

WOLF: IL VIAGGIO DI ULISSE NON E’ FAVOLA

Un “genio” poco compreso in Italia se è vero, come lo stesso autore ha ammesso, che nessun editore ha voluto tradurre l’ultima edizione del suo libro in italiano nonostante sia stato diffuso in tanti altri paesi europei. “Nessuno tranne Massimo Tigani Sava – ha raccontato sorridendo –  che dopo sei anni di “no” ricevuti da svariate case editrici, ha voluto pubblicarlo”. Wolf ha sottolineto che il suo testo contiene la prima storia delle localizzazioni dell’Odissea: “Ci sono una miriade di luoghi che gli storici hanno riscontrato nel testo omerico. I più rimandano al Mediterraneo ma c’è chi ha riconosciuto il Mar Nero, il Mar Baltico e ancora l’America, la Cina o il Giappone. Tante teorie che si contrappongano. Ed è proprio per questo che alcuni studiosi hanno sostenuto che il viaggio di Ulisse non ha una realtà geografica, che si tratta di un mondo di favola. Così – ha spiegato Wolf che ha ricordato di aver tenuto la sua prima conferenza a Catanzaro nel 1967 – ho sviluppato un metodo critico: ho costruito una rotta teorica di Ulisse basata sulle indicazioni di Omero. Poi ho progettato una carta marina per capire se potevano realmente esistere dei luoghi che avessero le caratteristiche descritte. Il risultato di questo studio  è che il poeta greco narra un viaggio reale in cui la Calabria ha un ruolo centrale”. Wolf ha rivelato che ci sono ben dodici indicazioni citate da Omero secondo le quali Ulisse passò dallo Stretto di Messina.

ECCO PERCHE’ LA TERRA DEI FEACI E’ L’STMO DI CATANZARO

Convincenti le motivazioni che lo hanno portato a far coincidere la Terra dei Feaci, quella della corte del re Alcinoo e della principessa Nausica, con l’attuale istmo di Catanzaro. Intanto il fatto che Ulisse non ripartì dallo stesso mare che lo aveva visto naufrago:  “Ciò era possibile in tempi ragionevoli solo se due mari fossero stati divisi da uno stretto lembo di terra, come succede tra il Tirreno e lo Ionio, nella provincia di Catanzaro”. Lo storico ha aggiunto che la Terra dei Feaci era chiamata in greco “Scheria” che significa “terraferma”: “Dunque – ha sostenuto – non poteva essere l’isola di Corfù come alcuni pensavano”. Altra motivazione è che sempre la Terra dei Feaci viene rappresentata nell’Odissea come uno scudo dorico, cioè con una conformazione simile proprio alla terra dei due mari.  “Infine, quarta motivazione che sta alla base della mia teoria – ha proseguito Wolf – è che dalla città dei Feaci Ulisse scorgeva i due mari allo stesso tempo. Non c’è dubbio che quest’ultima fosse Tiriolo”. La conclusione è che, quindi, “Ulisse si salvò naufragando nel golfo di Lamezia e ripartì per Itaca da quello di Squillace. La terra dei Feaci è tutta la provincia di Catanzaro, da un mare all’altro”. Alla fine del suo intervento, lo storico ha lanciato una proposta: “L’area in cui naufragò l’eroe omerico è quella dell’aeroporto di Lamezia Terme: perché non intitolarlo ad Ulisse?”.

UN MIX DI ARTI PER RACCONTARE L’ODISSEA

Ad arricchire la serata la voce di Salvo Venuto, attore del Teatro di Calabria “Aroldo Tieri”, che ha letto alcune pagine dell’Odissea, quelle che hanno maggiormente ispirato gli studi di Wolf. Nel Chiostro del San Giovanni, ad accogliere il pubblico, l’opera dell’artista calabrese Nuccio Loreti: “Petrus”, un cavallo in ferro dalle dimensioni imponenti, a ricordare il famoso  “Cavallo di Troia”.

Il Festival d’Autunno ritornerà ora il 6 ottobre: l’oratorio del “Carmine”, alle 21, ospiterà “Escenas argentinas”, con il duo  Girotto-Iorio e, a seguire, “Milonga nel chiostro” con il DJ Rino Rotundo. Tutte le informazioni sono rintracciabili sul sito www.festivaldautunno.com o scaricando gratuitamente l’App del festival dagli app store.