E’ stato dedicato agli aggiornamenti nelle patologie oncologiche selezionate, l’ultimo giorno del IX corso di formazione in ematologia e oncologia – curato dal dottore Stefano Molica, direttore del dipartimento di Oncoematologia dell’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro – svoltosi sabato presso la Casa delle Culture. Tra le tematiche affrontate, le terapie più moderne e i risultati dei trial clinici.
<<Il messaggio che parte da questo meeting è che a concorrere alla gestione dei pazienti oncoematologici, sono tante figure professionali. – ha dichiarato il direttore dipartimentale – Un approccio multidisciplinare tra l’oncomedico, il farmacista, il radioterapista, il chirurgo e, anche, delle altre figure professionali come quelle infermieristiche con competenze di secondo livello e che svolgono il lavoro a stretto contatto con il paziente in ogni fase della degenza. Specialmente nell’assistenza di pazienti oncologici per i quali c’è un approccio della cura differente come differente è il percepito dello stesso.>>
Dopo le letture educazionali del direttore Unità Operativa Ostetricia e Ginecologia 2, Azienda Ospedaliera Università di Pisa, Maria Giovanna Salerno e del dottore Rosario Russo, Terapia del dolore Aopc, si sono alternati in qualità di moderatori, tra gli altri, il direttore della divisione di Radioterapia oncologica e Radiobiologia Aopc Cz, Domenico Pingitore e la responsabile S.O.S. terapia sub-intensiva del reparto di Oncologia medica dell’Aopc, Rosanna Mirabelli; il responsabile del Centro Melanoma dell’Istituto Tumori di Bari, dottor Michele Guida; la dottoressa Caterina Battaglia del reparto di Oncologia medica dell’Aopc; il dottore Carlopietro Voci; Guido Carillio Oncologia Medica Aopc.
Interessante la relazione del dottore Lamarca – Nucleo cure palliative e terapie antalgiche Au 10, Veneto Orientale – sull’importanza della terapia del dolore nella cura oncologica:<<I malati oncologici come sintomo più grave, nella fase soprattutto nella fase acuta, hanno il dolore che spesso non è gestito in maniera adeguata. In Italia abbiamo la legge 38 del 2010 che ha stabilito il diritto del cittadino a ricevere cure palliative e terapie del dolore, ma questa legge non sempre viene applicata in maniera sufficiente. Molti malati patiscono i dolori nella fase terminale, ecco perché cercare di informare e spiegare ai colleghi l’uso corretto dei molti farmaci disponibili per un buon controllo di questo sintomo è fondamentale>>. Importanza che si riflette anche nei progressi fatti per la cura delle neoplasie polmonari, secondo Alessandro Morabito – oncologia toraco-polmonare Fondazione Pascale Napoli:<<Abbiamo vissuto negli ultimi anni una vera rivoluzione nel trattamento delle neoplasie polmonari grazie ai progressi che hanno riguardato l’importanza di arrivare ad una definizione istologica sempre più precisa per poter impostare un trattamento terapeutico sistemico. Oggi abbiamo a disposizioni dei nuovi farmaci biologici altamente efficaci, anche rispetto alla chemioterapia, e con meno effetti collaterali che quindi possono essere utilizzati in tutti quei pazienti nei quali sono state osservate mutazioni del gene Egfr e Alk. Ottimi risultati, anche da nuovi inibitori dell’androgenesi che hanno migliorato la prognosi di pazienti in seconda linea di terapia, come altri progressi ci sono stati con l’impiego di immunoterapici>>.
Validi e approfonditi, gli interventi dei dottori, Luca Aldrighetti – Chirurgia Epatobiliare Ospedale San Raffaele Milano – e Gaetano Facchini – dell’Uoc Oncologia Uro-Ginecologia Fondazione Pascale Napoli – i quali hanno trattato distintamente, il valore del trattamento multidisciplinare integrato nella cura delle neoplasie epatiche, e l’eventuale costruzione di un algoritmo terapeutico fra la vasta gamma di farmaci disponibili.
<<In passato i professionisti lavoravano singolarmente e ognuno era in grado di offrire a pochi pazienti un risultato, senza ottenerne, conseguentemente, uno complessivo perché ci si muoveva su programmi di trattamento separati. – ha specificato Aldrighetti – Oggi i medici professionisti hanno imparato a lavorare insieme e l’integrazione delle cure porta risultati solo fino a qualche anno fa impensabili. Infatti oggi per alcune neoplasie epatiche alla diagnosi non corrisponde più una sentenza bensì un programma terapeutico con delle chance curative di particolare valore>>. Questo ha portato a migliorare le aspettative di vita dei singoli pazienti, come spiegato da Facchini:<<Siamo passati da una fase nella quale si avevano pochi farmaci a disposizione e poche probabilità di successo terapeutico nei pazienti, ad una fase, quella attuale, in cui abbiamo difficoltà di scegliere cosa fare. Sicuramente nella prima linea di trattamento abbiamo a disposizione un bagaglio terapeutico significativo con farmaci assolutamente efficaci, maneggevoli e che hanno favorito e migliorato la sopravvivenza dei pazienti oncologici. Nella seconda linea, abbiamo già a disposizione farmaci e immunoterapici ancora più innovativi o associazioni di farmaci innovativi che hanno migliorato notevolmente l’ulteriore possibilità di terapia, nella terza linea di trattamento si ha la possibilità di usare i farmaci non utilizzati in precedenza che offrono una chance di trattamento in pazienti che prima non avevano>>.
A conclusione, si è sottolineata la strategia di miglioramento della qualità dell’assistenza infermieristica in oncologia ed ematologia attraverso il contributo delle competenze avanzate infermieristiche nella pratica clinica.