Il Catanzaro Calcio a 5 prende quattro legni, mentre il Barletta realizza quattro gol. E’ questa la sintesi di una partita sfortunata per i giallorossi che escono dal “Pala Sant’Elia” con una brutta sconfitta. Sugli scudi il portiere ospite apparso impenetrabile. I pugliesi si sono dimostrati più squadra ed hanno sfruttato al meglio le varie situazioni di gioco.
Gli uomini di Mister Mardente vogliono ottenere il primo successo stagionale e partono fortissimo con Osvaldo che impegna subito l’estremo difensore ospite ed in seguito anche Rafinha lo chiama all’intervento. Poi dopo un minuto arriva il legno dello stesso Osvaldo: una traversa sulla quale Pilò non sarebbe potuto intervenire. Al 3’ è Levato ad essere impegnato. Al 4’15” è Matteo Calabrese a tirare verso la porta del portiere che respinge. Al 6’40” arriva il secondo palo stavolta di Murillo, che salva poco dopo sulla linea. Tempo di assistere a due belle parate di Levato che il Catanzaro ci mette del suo. Pilò avanza e calcia verso la porta; la palla e respinta; Rafinha conclude a botta sicura, ma Osvaldo anziché lasciar scorrere la sfera in rete, la stoppa in corsa e male. Al 16’38” Levato compie un autentico miracolo su un tiro all’angolino basso. Al 18’30” il Barletta spreca un ottimo contropiede.
La ripresa inizia con il vantaggio ospite dopo 1’20” grazie ad un’imbucata per vie centrali. La reazione è affidata ad Osvaldo, ma Pilò interviene ancora. Al 3’38” Levato salva su punizione e si ripete al 6’. Il Catanzaro è sulle gambe e spreca tutti i falli a disposizione. Così al 12’30” viene punito su un tiro libero che vale lo 0-2. Pilò salva due volte ancora su Osvaldo che intanto fa il portiere di movimento. Così dopo aver assistito a due legni di Pereira, il Barletta chiude le ostilità andando a segno due volte in un pochi secondi a meno di due minuti dal termine.
Finisce praticamente qui la gara. Non è bastato un Catanzaro volenteroso. I biancorossi escono dai Tre Colli con una preziosa vittoria in chiave zone alte di classifica. I giallorossi si devono leccare ancora una volta le ferite.
Ferdinando Capicotto