Incontro sui dipendenti regionali ex Lsu/Lpu degli anni ’90

lsu lpu

Il vicepresidente della Giunta e assessore al personale Antonio Viscomi, su richiesta del dirigente sindacale Cisal, Gianluca Tedesco, ha incontrato ieri, una delegazione di dipendenti regionali appartenenti originariamente, fin dagli anni ’90, al bacino Lsu/Lpu e poi stabilizzati dalla Regione nel 2008 con inquadramento nella categoria B1, che corrisponde, di fatto ad una delle categorie più basse della scala di inquadramento del contratto collettivo per il personale delle Regioni.

La delegazione di dipendenti – informa l’ufficio stampa della Giunta –  era accompagnata, oltre che dal segretario Tedesco anche dalla componente Rsu Rosa Critelli, anch’essa dirigente sindacale Cisal. Oggetto centrale della discussione: lo stato giuridico ed economico di questa categoria di lavoratori, fermo da molti anni in una posizione talvolta non coerente con la professionalità posseduta, molto spesso certificata dal possesso di laurea e titoli post laurea, e spesso asimmetrica rispetto alle funzioni quotidianamente svolte. Si tratta di una situazione determinata dalle scelte effettuate ormai più di dieci anni fa, quando agli stessi lavoratori fu proposto di uscire da bacino del lavoro precario per via di un inquadramento in una categoria inferiore non confacente, già allora, con le attività svolte ma per la quale era prevista la selezione presso il centro per l’impiego e non già la più defatigante procedura concorsuale.

Questa circostanza ha di fatto congelato il percorso professionale di tale personale, composto da laureati e diplomati, e si è incancrenita anche per il blocco delle progressioni poi introdotto dalla legge statale. Per tutte queste ragioni, si è venuta a creare una situazione veramente paradossale con conseguenze pesanti tanto sulla professionalità non riconosciuta di molti dipendenti quanto sulla stessa organizzazione degli uffici. Basti pensare che un dipendente pur essendo, ad esempio, un ingegnere assegnato agli uffici del genio civile non può formalmente svolgere le relative funzioni, e firmare i relativi atti,  solo perché inquadrato in categoria non coerente.

Il vicepresidente Viscomi ha condiviso pienamente la necessità di trovare strade praticabili e soluzioni possibili “per assicurare – ha detto – in via generale e per tutti una adeguata correlazione tra mansioni svolte e professionalità posseduta, segnalando di aver richiesto al dipartimento competente l’avvio di un progetto per la realizzazione di uno specifico bilancio delle competenze del personale regionale”. Il vicepresidente ha, poi, evidenziato le timide aperture della recente riforma Madia per il triennio 2018-2020 e i permanenti vincoli ancora stringenti della disciplina nazionale ed ha assicurato il suo impegno per trovare, in modo equilibrato, al fine di evitare conflitti tra le varie categorie di lavoratori, una possibile soluzione, sottolineando la necessità di adottare una logica di azione caratterizzata, per un verso, da programmazione e pianificazione pluriennale e, per altro verso, da una sinergia di intenti tra organizzazioni sindacali, da un lato, e tra strutture dipartimentali, dall’altro lato, auspicando anche che i dirigenti generali abbiano una particolare attenzione per le situazioni critiche indicate, anche nella prospettiva degli incentivi di produttività. “Pur consapevoli di tutti i limiti giuridici ed economici – ha infine evidenziato il vicepresidente Viscomi -, l’obiettivo di chi gestisce le risorse umane di una pubblica amministrazione non dovrebbe essere diverso da quello di un imprenditore privato: consentire a ciascuno di dare il meglio di se stesso per la crescita dell’organizzazione. Con tutte le difficoltà è quello che la Regione Calabria cercherà di fare anche per i lavoratori ex Lsu/Lpu inquadrati nella categoria B1”.