L’EDITORIALE
Il 27 giugno 1980, un tragico evento sconvolse l’isola di Ustica, in Sicilia, quando il volo Itavia IH870 precipitò a largo della costa, causando la morte di tutte le 81 persone a bordo. A distanza di quarantatré anni, la verità sulla strage di Ustica rimane ancora avvolta nel mistero, ma nuove rivelazioni stanno emergendo.
Quella fatale sera, il DC-9 Itavia IH870 decollò da Bologna con destinazione Palermo alle 20:08, con un ritardo di 113 minuti. A bordo dell’aereo c’erano 81 persone, tra passeggeri ed equipaggio. Tra le 20:59 e le 21:04, i radar e le torri di controllo persero improvvisamente il contatto con il volo. Solo al sorgere dell’alba, dopo estese ricerche, furono trovati i primi resti dell’aereo, alcune decine di miglia a nord dell’isola di Ustica. Era evidente che tutte le persone a bordo erano perite nell’incidente.
Dopo la tragedia, furono formulate diverse ipotesi sulla causa del disastro. Tra queste, si parlò di un cedimento strutturale del velivolo, di una bomba a bordo, di una collisione con un aereo militare o di un abbattimento da parte di un missile aria-aria. Proprio quest’ultima teoria, a lungo trascurata, ha recentemente ricevuto una conferma ufficiale dalla corte d’appello di Palermo.
La teoria del missile si basa sul fatto che nell’area del Tirreno, durante quegli anni, vi era un’intensa attività militare condotta da diverse nazioni. Questo dato è stato ampiamente confermato. Sul relitto non furono trovati resti di un missile, ma solo tracce di esplosivo. Ciò ha alimentato il dibattito sulla reale dinamica dell’incidente.
Una telefonata attribuita ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), un gruppo terroristico neofascista, suggerì la possibilità che l’aereo fosse stato fatto esplodere da una bomba collocata all’interno del gabinetto. Questa ipotesi fu rapidamente scartata poiché il gabinetto rimase in gran parte intatto e sarebbe stato difficile far esplodere un aereo in volo con una bomba, considerando anche il ritardo del volo e la breve durata del viaggio.
Un altro aspetto che solleva interrogativi è la presenza di aerei militari nell’area. Sebbene l’Italia non fosse in guerra nel 1980, esisteva una sorta di conflitto “non ufficiale” legato alla guerra fredda. L’Italia, Malta, la Libia, la Francia e gli Stati Uniti erano protagonisti di un’accesa lotta per il controllo dei giacimenti petroliferi del Mediterraneo e per l’influenza nella regione. Inoltre, l’area del Tirreno meridionale era utilizzata dalla NATO per esercitazioni militari. In quegli anni, numerosi aerei da combattimento libici violarono lo spazio aereo italiano per raggiungere le basi di manutenzione situate in Jugoslavia. Inoltre, pochi giorni dopo la strage di Ustica, venne ritrovato un caccia libico abbattuto nei monti della Sila, in Calabria.
Tutti questi elementi suggeriscono un contesto complesso e instabile in cui eventi bellici, scontri armati e interessi geopolitici si intrecciavano. Nel 2013, la Francia rivelò che due delle sue portaerei erano schierate nel Mediterraneo la notte della tragedia di Ustica, in una missione congiunta con la portaerei statunitense USS Saratoga.
In questo contesto, l’ex presidente della Repubblica italiana, Francesco Cossiga, affermò che l’aereo era stato abbattuto da un missile aria-aria di origine francese, mirato a colpire un aereo libico con a bordo il dittatore Gheddafi.
Nonostante le nuove rivelazioni e le testimonianze che hanno progressivamente emergendo nel corso degli anni, la verità completa sulla strage di Ustica resta ancora sconosciuta. Le indagini sono state compromesse da inquinamenti, omissioni e manipolazioni, sia sul piano nazionale che internazionale.
Strage di Ustica: la sentenza
Nel 2015, la Corte d’Appello di Palermo emise una sentenza che sembrava porre fine all’ambiguità che aveva “circondato” la vicenda: secondo i giudici, la causa della morte di 81 persone sarebbe stata un missile, escludendo così sia l’esplosione di una bomba che un guasto al velivolo. La questione di chi avesse effettivamente lanciato quel missile rimase senza risposta da parte della Cassazione.
Ferita ancora aperta
La strage di Ustica rappresenta ancora oggi una ferita aperta per le famiglie delle vittime e per l’intera nazione italiana. È fondamentale che si faccia luce su questa tragedia e che la verità emerga definitivamente, garantendo giustizia e riparazione per coloro che hanno perso i propri cari.
Solo attraverso una completa trasparenza e la piena collaborazione delle autorità coinvolte sarà possibile fare giustizia alle vittime della strage di Ustica e porre fine a un capitolo oscuro della storia italiana.