Oggi vorremmo parlare di Paolo Serrao, un musicista calabrese di Filadelfia che ebbe un grande successo fuori regione durante il 1800.
Ebbene sì, in tanti abbiamo pensato la stessa cosa: Filadelfia ha qualche connessione con la città d’oltreoceano americana Philadelfia? La risposta è: sì. Infatti, la cittadina calabrese, in provincia di Vibo Valentia, è nata grazie all’idea di associare e di fondere le due storie dopo il terremoto del 1783 che rase al suolo l’intero paese. I motivi fanno parte della storia dell’illuminismo e della massoneria, ma questa è sicuramente un’altra storia.
Oggi invece vorremmo parlare di un musicista che nacque sulle rovine della vecchia Castelmonardo, appunto la nuova Filadelfia, paese che ancora oggi lo ricorda con orgoglio.
Filadelfia: la città della musica e di Paolo Serrao
In passato, il paese di Filadelfia è stato famoso per la sua grande tradizione bandistica.
C’erano talmente tante bande musicali che il paese fu chiamato Città della Musica Bandistica.
Oggi a Filadelfia sono presenti due bande: “A.M.P.A.S” e “DIAPASON”.
Tra le bande più importanti del passato c’erano: la Super Banda, le bande del maestro Gugliotta del 1934 e del maestro Servello nel 1956.
Nel 1957 nacque la Banda-orchestra Gugliotta, mentre nel 1978 si formò la banda dedicata a Paolo Serrao.
Chi era Paolo Serrao?
Paolo Serrao nacque a Filadelfia l’11 aprile 1830 ed è stato un compositore e pianista calabrese. La sua famiglia era dedita alla musica e lo introdusse ai primi rudimenti. Già all’epoca, il bimbo Paolo si rivelò molto capace e talentuoso. Tant’è che apparve a tutti come un enfant prodige della musica facendosi notare anche dal Re di Napoli grazie al quale entrò gratuitamente al Real Collegio di Musica a Napoli, che è oggi il Conservatorio della città.
Il re ebbe notizia del talento di Paolo Serrao dallo zio del giovane e promettente musicista che era ufficiale della prefettura a Catanzaro. A soli otto anni, e da autodidatta, il bimbo fu capace di eseguire un concerto per pianoforte e orchestra durante una serata organizzata dal mecenate zio.
Paolo Serrao studiò pianoforte e musica con i migliori maestri: Francesco Lanza, Muzio Clementi e Carlo Conti.
La sua vita ebbe un ulteriore salto di qualità quando nel 1840 fu nominato direttore del conservatorio di Napoli Saverio Mercadante.
L’amicizia tra i due e la profonda stima che li legò per oltre trent’anni portò Serrao a produrre musica e a comporre opere durante gli studi del conservatorio. Quando Serrao finì gli studi come primo maestrino la stima e l’affetto continuarono a dare i frutti anche da un punto di vista lavorativo.
Le opere e la censura
All’epoca, Paolo Serrao scrisse un’opera semiseria chiamata “L’impostore” che però non fu mai messa in scena perché censurata. Anche l’opera Leonora dei Bardi non fu mai rappresentata perché entrambe vietate dalla polizia in quanto di sentimento anti borbonico.
Finalmente, nel 1857, riuscì a far rappresentare la sua terza opera: La Duchessa di Guisa presso il Teatro San Carlo di Napoli.
Oltre alle opere liriche, figurano nel suo catalogo una copiosa produzione cameristica, una Sinfonia funebre e molta musica sacra (messe, oratori e musica organistica).
Serrao, anche stimato professore al conservatorio
Serrao si era dedicato anche all’attività didattica ottenendo diverse cattedre al Conservatorio di Napoli. Fu un apprezzato insegnate di pianoforte, di contrappunto e composizione.
Gli allievi erano entusiasti dei suoi insegnamenti e lui si dedicò con passione e professionalità, rendendo famosa la scuola musicale napoletana. Tra i suoi allievi ci fu anche Ruggero Leoncavallo.
Gioacchino Rossini gli offrì la direzione del liceo musicale di Bologna e Giuseppe Verdi lo “arruolò” come collaboratore della riforma ministeriale della musica.
Fu insignito dal Re d’Italia dell’onorificenza di «Cavaliere della Corona d’Italia». Fu direttore del Conservatorio di Napoli fra il 1878 e il 1887.
Paolo Serrao morì nel 1907, a Napoli.
Famosa è la sua frase rivolta a Francesco Cilea: «Canta! canta! canta! La musica si compone per tutti, dottori ed asini».
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