Visto che Mario Oliverio continua a non rispondere alle nostre lecite domande sulle istanze relative alla ricerche di idrocarburi in oltre 500 km quadrati nella fascia costiera dell’alto cosentino, siamo costretti ad organizzare un sit-in di protesta sotto gli uffici della Regione Calabria».
È quanto afferma il deputato M5s Paolo Prentela, che aggiunge: «Nel mese di giugno, insieme a tecnici, attivisti e portavoce del M5s dell’alto ionio cosentino, abbiamo scritto al governatore Mario Oliverio per chiedere conto delle determinazioni assunte dalla Regione Calabria relativamente alle istanze ‘Tempa la Pertosa’ (Total) al confine con la Basilicata, ‘Fonte della Vigna’ a ridosso di Amendolara (Total); ‘Solfara Mare’ che investe l’area di Rossano (Appennine Energy); ‘torre del ferro’ nei pressi di Thurio, Comune di Corigliano Calabro (Appennine Energy), ed all’istanza D.R. 74 “Casoni di Sibari” quasi adiacente al noto complesso turistico Laghi di Sibari, nel Comune di Cassano Ionio».
Il Cinque Stelle continua: «Non capiamo perché le ragioni di carattere ambientali che hanno spinto il governo Monti a vietare nuove concessioni entro le 12 miglia costiere non possano sussistere anche per le perforazioni a ridosso della costa che, in alcuni casi, arrivano fino alle profondità marine. Tantomeno riusciamo a capire questo assordante silenzio da parte di Oliverio e dell’Assessore all’ambiente Rizzo che non vogliono chiarirci le determinazioni assunte a riguardo da parte della Regione Calabria». «Nei giorni scorsi – conclude Parentela – abbiamo inviato un’ulteriore lettera di sollecito. Visto il perdurante silenzio, il sit-in di protesta davanti la cittadella regionale si terrà venerdì 22 luglio dalle ore 10. Sono invitati cittadini, attivisti, comitati ed associazioni ambientaliste.
Il nostro obiettivo è ricevere udienza dalla Regione per ottenere le risposte che la Calabria e i calabresi meritano. Sarà presente anche la deputata Dalila Nesci poiché con la sua presenza intendiamo sottolineare quanto sia grave da una parte perseguire politiche dannose per l’ambiente e la salute e dall’altra negarci il diritto alla cura in strutture ospedaliere degne di questo nome, costringendoci alla migrazione sanitaria».