“La giustizia italiana, come racconta la cronaca con minore risonanza rispetto all’avvio di indagini e inchieste, si trasforma spesso in una macchina di ingiustizie e di fango. E’ giusto che si indaghi su tutto, ma si abbia la capacità di rispettare sempre l’uomo, per la dignità che è in ognuno e anche per la capacità di taluni di aver saputo costruire progetti di benessere, civiltà e progresso per la collettività e l’intera società. Troppe volte, ormai, in Italia si lapidano uomini che, poi, risultano estranei ai fatti contestati quando questi fatti sussistono realmente, peraltro circostanza frequentemente smentita dopo anni di calvario giudiziario.
Questo senso di diffidenza verso i meccanismi della giustizia, che non giova di certo al rispetto della legalità, si avverte ancora più forte quando ad essere bersaglio sono uomini forti e coraggiosi, motivati da ideali veri, capaci di creare modelli mondiali di convivenza e crescita sociale, come il sindaco di Riace.
E, importante sottolinearlo, a Riace, cioè nel cuore di un’area bellissima e povera, spesso dimenticata dallo Stato e connotata da fenomeni tristemente noti.
In una regione che ha un forte bisogno di esempi positivi e concreti, anche per la formazione e l’occupazione dei suoi giovani, il lavoro del sindaco di Riace è stato un antidoto all’ espoliazione e abbandono del suo territorio, il contrasto reale a forme di illegalità, una risposta vera a chiacchiere e cialtronerie, un esempio virtuoso di buona e creativa amministrazione, di integrazione di uomini di diverse provenienze, fedi e culture. Insomma, un esempio da ammirare, elogiare e, possibilmente, imitare.
Non può essere la presunta individuazione di piccoli nei, cavilli, stupidaggini burocratiche, a offuscare il ciclopico impegno e lavoro di chi si spende in modo straordinario per il bene comune, peraltro in luoghi dove il male non è certo quello di banali imperfezioni, sempre che vi siano realmente, in dinamiche amministrative e finanziarie, imprescindibili anche in progetti socio-umanitari.
Cercare la pagliuzza laddove si è costruito un granaio di umanità e modernità sociale, piuttosto che adoperarsi per rimuovere le travi che in Calabria ostruiscono lo sviluppo dell’economia onesta, del miglioramento della qualità della vita e della corretta promozione di tutto il suo patrimonio paesaggistico, artistico e culturale, stride e nausea anche chi crede profondamente nella legalità e nel suo rispetto ad ogni costo.
In Calabria esiste anche e soprattutto il bene, seppure non faccia notizia e piaccia poco a tanti. Non è la terra di demoni, che fanno gola alla fantasia e alla morbosità di molti, ma un luogo in cui uomini generosi e illuminati dimostrano da sempre, al mondo intero, che la contaminazione di culture e il rispetto di ogni tipo di diversità è possibile, per costruire un’umanità certamente più ricca di bellezza e valori.”.