Rinvio a giudizio per presunto scambio di denaro legato a beni confiscati: il caso del giudice Petrini
Un nuovo capitolo si apre nell’ambito giudiziario, con l’annuncio del rinvio a giudizio del noto ex giudice della Corte d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, da parte del giudice Gerardina Romaniello a Salerno. L’accusa che pesa su di lui è di corruzione in atti giudiziari, aggravata dall’uso di metodi mafiosi. Petrini è stato accusato di aver accettato un accordo illecito in concorso con l’imprenditore Rocco Delfino e l’avvocato Giancarlo Pittelli, ex senatore, quest’ultimo anche difensore di Delfino. Per correttezza d’informazione è importante sottolineare che le posizioni di Delfino e Pittelli sono state staccate dal caso principale e saranno trattate separatamente.
L’accusa afferma che Pittelli, nella sua veste di avvocato difensore di Delfino, avrebbe promesso a Petrini una somma di denaro, il cui ammontare non è stato specificato nei dettagli, in cambio della revoca di un provvedimento di confisca dei beni appartenenti a Delfino. Quest’ultimo è noto per i suoi legami con la cosca Molè-Piromalli, una potente organizzazione criminale. Secondo le indagini, l’imprenditore sarebbe stato disposto a investire addirittura 10.000 euro per garantire un esito favorevole al suo ricorso.
Tuttavia, secondo quanto dichiarato dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Salerno, l’accordo corruttivo non si è mai concretizzato. La Dda sostiene che l’arresto di Pittelli il 19 dicembre 2019 nell’ambito dell’operazione “Rinascita-Scott” condotta dalla Dda di Catanzaro ha impedito l’esecuzione dell’accordo illecito.
Il processo nei confronti di Marco Petrini, assistito dall’avvocato Francesco Calderaro, è previsto iniziare il prossimo 4 dicembre. Mentre il caso si sviluppa ulteriormente nei tribunali, rimane da vedere come verranno gestite le accuse e se verranno presentate prove concrete per sostenere le affermazioni di corruzione in atti giudiziari aggravata dal metodo mafioso. La giustizia dovrà fare il suo corso, e questo processo rappresenta un ulteriore passo nel perseguire la corruzione e l’abuso di potere all’interno del sistema giudiziario italiano.
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