Si è svolto ieri, martedì 22 agosto l’evento celebrativo che ha portato all’attenzione della comunità di San Floro la figura di San Giobbe. La manifestazione, che ha visto anche la presenza del vescovo della diocesi di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone; del sindaco di San Floro, Teresa Procopio; dell’esperta di storia locale, Angela Rubino e del sacerdote, don Oraldo Paleologo è stato fortemente voluto dall’ex sindaco della cittadina, Florino Vivino e ha riguardato la posa di un’icona raffigurante San Giobbe in un’apposita nicchia in pietra posta nel cuore della pineta che conduce al punto ristoro della Cooperativa Nido di Seta.
«L’iniziativa si inserisce nel percorso di recupero della memoria storica ed antropologica dell’intera comunità catanzarese legato all’antica arte della seta – ha spiegato Florino Vivino –. Un percorso che si affianca al lavoro compiuto durante il mio mandato di sindaco di San Floro e mirato al recupero di un gelseto di 3500 piante e all’ avvio della filiera della produzione serica. Oggi quel progetto, che sembrava finito con il mio mandato di sindaco, è stato ripreso da tre giovani decisi ad investire nella propria storia per tracciare il proprio futuro. È così che è nata la Cooperativa Nido di Seta che ha ripreso l’intera filiera della produzione della seta, dalla gelsi bachicoltura alla produzione di tessuti».
San Giobbe era il protettore delle filande e più in particolare degli allevatori del baco da seta. Egli viene descritto nella Bibbia come un uomo giusto che viveva agiatamente onorando Dio. Tuttavia quest’ultimo volle metterlo alla prova e lo sottopose ad immani sofferenze togliendogli le sue ricchezze e i suoi figli e rendendolo vittima di un’atroce malattia. Giobbe conservò intatta la sua fede e Dio lo ricompensò restituendogli ciò che gli aveva tolto.
Si racconta che la sua malattia portò addirittura San Giobbe ad essere assalito dai vermi, che dopo aver divorato le sue carni, si trasformarono in bachi da seta. È per questo che a lui si rivolgeva ogni famiglia contadina che allevava il baco da seta, affinché proteggesse gli allevamenti per avere un raccolto abbondante.
Il vescovo, Mons. Bertolone, partecipando «con gioia ad un evento semplice che tuttavia si riallaccia ad una parte importantissima del nostro passato», ha invitato i presenti ad «affrontare i momenti di dolore con la stessa fede dimostrata da San Giobbe. Il dolore è inevitabile nella vita di noi esseri umani ed è una condizione che, pur nella sua negatività, ci spinge a riflettere e ci permette di crescere. Affrontare le sofferenze con umiltà e rassegnazione ci avvicina a Dio e solo con il conforto della fede in Lui possiamo superare le prove più terribili, come è successo a San Giobbe».
«Quella di San Giobbe è una figura di rilievo per la comunità catanzarese, perché legata all’arte della lavorazione della seta – ha spiegato Angela Rubino, esperta di storia locale ed autrice, tra l’atro, del volume dal titolo “La seta a Catanzaro e Lione”-, un’attività diffusa in tutta la Calabria, che trovò il suo punto di massimo splendore proprio in Catanzaro, che in un periodo compreso tra il 1300 e il 1700 circa si distinse in tutta Europa per il particolare pregio dei tessuti prodotti nelle sue filande».
«In un passato in cui il legame tra la vita laica e quella religiosa era grande e profondo – ha proseguito la studiosa – la figura del Santo era fondamentale per la protezione di un’attività dalla quale dipendeva il sostentamento di intere comunità. La filiera della seta, con la gelsi bachicoltura e i processi di tessitura e tintura e successivamente con la commercializzazione, in passato aveva creato un meccanismo virtuoso grazie al quale tutti avevano trovato un proprio ruolo nell’ambito di questa attività. Un’intera comunità (riferendoci solo a Catanzaro), che comprendeva l’hinterland e la città propriamente detta, aveva costruito la sua ricchezza sull’arte della seta, ognuno col proprio ruolo. Diviene allora evidente il grande rilievo di colui che era chiamato a far sì che tutto questo andasse avanti nel migliore dei modi: il Beato Giobbe».
Dopo la posa dell’icona di San Giobbe e la sua benedizione, i presenti sono stati ospiti della Cooperativa Nido di Seta che ha offerto loro un ricco buffet fatto di prodotti biologici. La serata è stata suggellata dalla consegna di un pregiato tessuto in seta ricamato a mano, al vescovo, Mons. Bertolone per ringraziarlo della sua presenza.