“C’è un principio di realtà, quella che scrive il sindaco Sergio Abramo con la sua ordinanza (n.26549 del 15.03.2018) di chiusura al pubblico del palazzetto dello sport “S. Gallo” in località Corvo. La realtà è chiara. E’ una realtà che restituisce all’Amministrazione Municipale – in autotutela da parte del sindaco – un criterio di equità e di trasparenza, fermo restando che quanto si è verificato nelle more dal 05 febbraio alla data di emissione dell’ordinanza sindacale, resta in evidenza con tutto il carico di responsabilità, ove sussistano, per chi ha forzato le procedure operando in disarmonia con regole consolidate.
Non saremo certamente noi ad amplificare il grado di superficialità con il quale ha agito l’assessore Cavallaro nella gestione della delega allo Sport, se con la sua nota 14096 del 09.02.2018, fermo restando che potrebbe configurarsi l’esistenza del reato di abuso d’ufficio, per il quale dovrà essere il Segretario Generale Dott.ssa Sica, in qualità di Garante dell’Anticorruzione a dare risposta per conto dell’Ente Comunale. Una risposta che il sindaco Abramo ha già dato, in un criterio univoco di trasparenza e legalità, con l’adozione della predetta ordinanza.
Il superamento della soglia, quella dell’arbitrio amministrativo, che espone tutti, ad un grado di ingiustizia diffuso, non consente al sindaco Sergio Abramo – per la sua storia e per la sua conclamata immagine – di soprassedere sull’agire politico, che politico non è dell’assessore Cavallaro, al quale bisogna solo ritirare la delega allo Sport. Avochi nelle proprie mani il sindaco la delega oggetto di un presunto abuso d’ufficio come atto di responsabilità e di garanzia nei confronti della città, del Consiglio Comunale tutto e di tutte le società sportive che operano nella città e che devono avere pari opportunità e pari trattamenti.
Diversamente si consacrerebbe a metodo la lesione dell’imparzialità della pubblica amministrazione. Ogni assessore, mettendo a rischio anche la pubblica incolumità – come nel caso richiamato – impugnando la penna e vergando con la firma ogni atto, come se fosse una lettera commerciale di stampo privato, trasferirebbe il titolo di responsabilità in capo ad un comune cittadino – anche se rappresentante di società sportiva – ma, cosa ancora più originale consacrerebbe all’interno del comune capoluogo il principio dell’acquisizione delle informazioni “per le vie brevi”, una forma di pettegolezzo istituzionale (?)
Non sarà certamente un delitto di lesa Maestà, rimettere l’assessore Cavallaro sul binario che governa l’amministrazione Abramo revocando la delega allo Sport, un qualcosa che ci eviterà di subire pubblicamente gli immancabili pistolotti moralisteggianti, da oggi destinati a rimanere invenduti persino ai saldi delle indulgenze.