Tra gli eventi firmati Ra.Gi. che stanno animando questo mese di dicembre merita un cenno particolare anche la Prima Mostra Terapeutico-Fotografica dal titolo “IN-CONTRO di vite non di demenze” che si è svolta a Catanzaro il 22 e 23 dicembre.
Si è trattato di un evento sicuramente innovativo che risponde alla mission di diffondere sempre di più la conoscenza delle demenze ed attuare una rivoluzione culturale atta a far comprendere che coloro che ne sono affetti sono prima di tutto persone, con una propria dignità e con una vita da vivere nel pieno rispetto della propria essenza. Una vita che, dopo la diagnosi della malattia, procederà secondo logiche diverse, ma non per questo dev’essere mortificata e silenziata.
La mostra si è tenuta in Galleria Mancuso a Catanzaro ed è stata curata dalla fotografa Simona Biafore. Un evento unico che attraverso 20 scatti ha costruito un incontro tra il fruitore e i pazienti del Centro Diurno Spazio Al.Pa.De. gestito dalla Ra.Gi., dove ogni giorno viene applicata la metodologia TECI, ideata dalla psicologa e terapeuta espressiva corporea Elena Sodano, un metodo unico in Italia per la cura ed il contenimento naturale delle demenze.
Proprio l’approccio dell’artista al volume “Il Corpo nella Demenza” (Maggioli Sanità, 2017), dove la metodologia viene accuratamente descritta, è stata la scintilla che ha acceso l’interesse e la curiosità della giovane fotografa verso il lavoro che viene svolto con le persone affette da demenza. Un lavoro che si svolge oltre i limiti e le etichette imposti dai luoghi comuni, un lavoro che si basa sulla riscoperta delle emozioni e di vissuti che la malattia non può cancellare. “I tre mesi a contatto con la realtà che ogni giorno si vive all’interno del Centro Diurno della Ra.Gi. ha cambiato per sempre il mio modo di concepire queste malattie – ha affermato Simona Biafore – perché mi ha fatto comprendere che le persone che ne sono affette hanno ancora molto da dare al mondo, contrariamente a quanto si è abituati a pensare”.
La mostra infatti ha voluto rappresentare il racconto di queste vite. Esistenze segnate dall’insorgere di una malattia che, comunque, continuano a stare al mondo e ad emozionarsi chiedendo solo di essere ascoltate e capite. Persone che nonostante la loro devastazione neurologica continuano a dare amore, continuano a sorridere, a danzare, a scherzare, anche se la loro vita procede su un binario parallelo a quella che noi chiamiamo “normalità”.
E proprio scardinare gli schemi della cosiddetta normalità è il processo che rappresenta il nutrimento stesso del metodo TECI, basato sul risveglio di quella memoria impressa su ogni centimetro del nostro corpo, che nemmeno la demenza potrà mai cancellare. Il corpo diviene dunque strumento di cura e di comunicazione mediante il quale è ancora possibile creare un ponte di comprensione per poter raggiungere chi non può più esprimersi con le parole.
La prima mostra terapeutico-fotografica ha mostrato l’umanità oltre la demenza, oltre il buio della rassegnazione, laddove c’è ancora una vita possibile.