Riceviamo e pubblichiamo – “Sono le ore 23.30 circa del 31 luglio c.a. quando io e mia moglie ci avviamo a rientrare a casa a Catanzaro da Montauro percorrendo la statale 106, il nuovo tracciato, per intenderci, che inizia da Squillace, prevedendo, prudenzialmente, l’orario d’arrivo per il meritato riposo intorno alle ore 24.00 o giù di lì. Ignari, ahimè! che da quel momento in poi ci saremmo imbattuti in una notturna via crucis di rinomata marca ANAS “ Viaggiare tranquilli e sicuri”. Ebbene arrivati allo svincolo per Catanzaro la nostra amara sorpresa era causata dalla presenza di un luccicante autocarro ANAS che ne impediva l’accesso e dalla segnalatica che indicava obbligatoriamente di proseguire per lo svincolo di Caraffa. E qui ho iniziato le mie prime giaculatorie verso l’ANAS, sperando che la mia ( nostra ) via crucis sarebbe stata breve. Così non è stato! Raggiunto lo svincolo di Caraffa ed imboccata la strada per Catanzaro, appena percorsi neanche un centinaio di metri ecco nuovamente sbarrata la strada per Catanzaro da un presidio ANAS composto, sempre, da un meraviglioso luccichio dell’autocarro con la presenza di alcuni incolpevoli operai e con la segnalatica che indicava di proseguire per Germaneto per poi imboccare via Molè. L’ANAS ci proponeva, in fin dei conti, gratuitamente un tour notturno per meglio godere dell’abbraccio di Morfeo. Alle mie rimostranze esposte ad uno di questi operai con le quali chiedevo perché non avevano provveduto a dirottare il traffico per via Molè prima in prossimità dello svincolo per la Regione Calabria, l’incolpevole operaio non faceva altro che ripetere” Avete ragione! Avete ragione, ma non sono io il responsabile”. Siamo arrivati a casa alle ore una ( 01.01 )! Non c’è alcuna giustificazione, lo dico al/ai responsabile/i Anas per l’ignobile gestione di tale portata che rivela un disdicevole disprezzo verso le più elementari nonché fondamentali regole d’agire nei confronti dei cittadini e dei lori sacrosanti diritti, oltre a superficiaità ed approssimazione nell’esercizio di pubbliche attività che, invece, pretendono, per definizione, qualificata diligenza e perizia. Requisiti che, almeno, in questo caso che ha provocato enorme disagio al sottoscritto ed alla moglie, sono stati obnubilati“.
Ing. Salvatore Saccà