Alla riscoperta di un mulino medioevale nel borgo di “Petrine”
Nel corso di questi ultimi mesi gli alunni del Liceo classico di Luzzi si sono impegnati in seno alla significativa iniziativa culturale prevista nell’ambito del prestigioso concorso nazionale ADOTTA UN MONUMENTO, condiviso dalla Rete Nazionale dei Licei. L’iniziativa è stata fortemente sostenuta dalla Dirigente, Dott.ssa Adele Zinno, protesa a incentivare la motivazione nello studio e la riappropriazione dell’ essenza vera del vivere dopo due lunghi anni di pandemia ancora in corso e una guerra in fieri geopoliticamente vicina.
Gli allievi hanno svolto attività di ricerca su testi di storia locale, non ultimo quello di F. Garritano, architetto e cultore della materia, e su siti internet di rilievo, per esempio, il Portale dei beni artistici della Regione Calabria. Unitamente a ciò hanno effettuato un’escursione in situ e delle riprese per mezzo di un drone. Il percorso di studio e analisi sul campo sono stati finalizzati a riportare alla luce un singolare mulino medievale ubicato in contrada “Petrine” a Luzzi.
Di questa struttura si ha notizia a partire dal 1141, quando da alcuni nobili catanzaresi fu ceduto in devozione ai monaci della Sambucina, abbazia i cui resti sono di particolare interesse, anche perché vi dimorò il profetico filosofo Gioacchino da Fiore, presente nella terza Cantica del “Paradiso”.
Nel corso dei secoli la costruzione passò di mano in mano. Comprata dai San Severino, fu poi gestita dai cosentini Ferraro e, infine, divenne proprietà del signor Giuseppe Durante, anche se oggi appartiene ai Bruno. Il mulino luzzese era adoperato per macinare grano e castagne e funzionava ad acqua. Presenta ancora oggi una struttura peculiare, poiché imperniato su due sajitte, due macine, una delle quali è orizzontale, proprio in analogia con dei coevi mulini greci.
Attualmente sono osservabili le mole litee di provenienza francese. Purtroppo, attualmente, la costruzione è dismessa e in totale abbandono.
Il mulino si eleva su un territorio ancora navigabile tra il XIII e il XIV vicino al Mucone. Da qui è, altresì, visitabile una torre di avvistamento del periodo spagnolo. “L’esistenza di questo torrione fa presumere che il borgo ‘Petrine’ fosse un’area fortificata e, inoltre, la presenza del mulino ne sottolinea l’importanza anche da un punto di vista economico.
È anche presente una corte, da cui è possibile fruire per chi vi si affaccia di un’amena vista dall’intera valle del Crati al Pollino e alla vetta del Dolcedorme.
Noi ragazzi della classe 3A abbiamo deciso di adottare questo monumento, al fine di ricostruire un tassello di memoria storica, poiché il presente ha valore solo alla luce del ricordo e del passato. Infatti, la storia del borgo e del monumento si innescano all’interno di ogni altro luogo e lo rendono unico e irripetibile.
La ristrutturazione del mulino potrebbe essere un motivo per favorire la presenza di turisti, che potrebbero visitare non solo la struttura presa in considerazione ma i molteplici edifici religiosi fatti edificare nel corso dei secoli sul territorio”. Parallelamente i ragazzi del Liceo artistico hanno realizzato una ricognizione sul borgo di “Petrine”, creando un esaustivo video contenente informazioni preziose sulla morfologia e i diversi aspetti del luogo nella sua evoluzione artistica e sociale.
La ricostruzione di quello che è stato, ma che rivive suggestivamente nei luoghi del presente e dell’anima è la prova provante dello ktema eis aei tucididiano, che si oppone alla cultura della massificazione contro l’identità ormai schiacciata da una precocissima globalizzazione. Il particolare va preservato e custodito gelosamente, perché è, come in questo caso, da esso che si riparte nell’errare della conoscenza e del saper fare che viene dall’esperienza, in un’ottica, ovviamente antropologica, che sa coniugare tutti i frammenti di tutto ciò che in apparenza può sembrare marginale.