Chi ha vissuto la sua adolescenza negli anni 90, non può non ricordare con un pizzico di nostalgia quegli anni. Anni in cui si andava a scuola per imparare, non per trovare un lavoro, anni in cui passare un pomeriggio in strada con gli amici con un pallone era un dovere, anni in cui stare con in compagnia era una priorità, non un di più.
La scuola e gli anni 90
A fine maggio non si andava più a scuola, non perché si concludeva l’anno scolastico, ma per la possibilità che regalava avere quasi quattro mesi di vacanza. Quel che si era fatto si era fatto durante il corso dell’ anno, il mese di giugno era dedicato a giocare a nascondino sotto casa, con le biglie o con qualsiasi altra cosa. Raccontare quegli anni non è semplice perché sembrano preistoria, invece è passato solamente qualche lustro. Perché quando si voleva chiamare un amico si citofonava sotto casa, quando ti piaceva una ragazza, davi valore all’ attesa, al giorno in cui potevi fare una passeggiata. E la mente era occupata, era stimolata dalla voglia di fare, di ingegnarsi.
Il bello della diretta…
Chi ha vissuto quel periodo ha acquisito la capacità di adattarsi a quello che accadeva ogni giorno. La vita non era super organizzata come adesso, la scuola scandiva con regolarità il periodo invernale. Ogni giorno c’era la possibilità di lasciare spazio a quello che capitava, e il tutto veniva accolto con stupore. Il bello della diretta esprimeva la capacità camaleontica di rapportarsi sempre e comunque alle situazioni, gli esperti di risorse umane userebbero l’aggettivo: versatile, per evidenziare questo modo di essere.
La musica
La musica a quei tempi aveva un valore quasi sacro rispetto ad oggi, anche perché la fruizione non era così semplice, ricordiamo ai più giovani che non era ancora diffusa la rete internet. Ci si incontrava anche domenica pomeriggio per ballare, naturalmente la mitica musica dance. Si ascoltava come si faceva negli anni 80 il rock, ma non solo, come non menzionare gli 883?
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